Uccise la compagna Floriana Floris con 45 coltellate: tre anni di sconto di pena per Paolo Riccone

Una sconto di pena di 3 anni: questa la decisione della Corte d'appello di Torino sul caso di Paolo Riccone. Quest'ultimo, consulente finanziario (59 anni) aveva ucciso la compagna Floriana Floris con 45 coltellate il 6 giugno 2023, per poi vegliare sul suo corpo per 2 giorni e tentare di suicidarsi.
Il processo di primo grado per il femminicidio avvenuto a Incisa Scapaccino, nell'astigiano, si era concluso il 19 luglio 2024. La sentenza per Riccone, colpevole di aver ucciso la donna, era stata di 22 anni. Ora la pena è stata ridotta a 19 anni, ma le motivazioni dello sconto verrano diffuse tra più di un mese.
L'uomo non ha assistito alla decisione della Corte: è recluso nel reparto psichiatrico di Marassi, a Genova. Già in primo grado l'avvocata Federica Falco aveva chiesto di tenere conto delle condizioni di salute mentale del suo assistito, che soffriva di depressione. Ma la perizia psichiatrica non era stata effettuata.
Floriana Floris e Paolo Riccone convivevano. La sera del femminicidio di lei, i due avevano litigato, come si apprende dal video che la donna ha girato con il suo telefono prima di essere uccisa.
Nel filmato, mostrato in tribunale durante il processo, Floris afferma di voler lasciare il compagno e di volersene andare: "Questo non è amore". Lui poi le propone: "Ammazziamoci insieme" ma lei non è d'accordo. Così, lui tenta di strapparle il telefono. Di lì a poco, il video si interrompe.
Ciò che era successo dopo l'hanno ricostruito le indagini: Riccone aveva colpito Floris con più di 40 coltellate. Poi era rimasto con il corpo per due giorni. Intanto, aveva provato a suicidarsi ingerendo degli antidepressivi e della candeggina e tagliandosi i polsi.
Per questo, quando i carabinieri erano arrivati nell'appartamento della coppia, l'avevano trovato in uno stato confusionale. Ma soprattutto avevano trovato il corpo senza vita di Floris, morta da giorni. A chiamare le forze dell'ordine era stata Alice, la figlia di lei. Infatti, viveva in un'altra città e si era preoccupata perché non riusciva a sentire la madre.
Dopo l'intervento delle autorità, Riccone era rimasto per sei giorni in coma farmacologico nel reparto di Terapia intensiva dell'ospedale di Asti. Aveva confessato di aver ucciso la donna non appena si era svegliato, interrogato dai carabinieri.