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Uccise il marito e lo fece a pezzi con un’ascia: Shefki Kurti era capace di intendere e volere

Nadire Kurti, la 68enne accusata di aver ucciso il marito Shefki Kurti, ex manovale di 72 anni, e di averne soppresso il cadavere, può affrontare un eventuale processo e rispondere del capo d’imputazione di omicidio volontario aggravato.
A cura di Davide Falcioni
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Nadire Kurti, la donna albanese di 68 anni accusata di aver ucciso il marito Shefki Kurti, ex manovale di 72 anni, e di averne soppresso il cadavere, può affrontare un eventuale processo e rispondere del capo d'imputazione di omicidio volontario aggravato.

Lo ha stabilito lo psichiatra Silvano Finotti, il consulente tecnico del giudice per le indagini preliminari Nicoletta Stefanutti. Per lo specialista al momento del delitto la Kurti (difesa dall'avvocato Franco Capuzzo), attualmente detenuta al carcere femminile di Verona, avrebbe avuto una capacità di intendere grandemente scemata così come quella di volere.

Dal punto di vista di una possibile reiterazione del reato, ha spiegato Finotti, la Kurti non sarebbe più pericolosa. Ora spetterà alla Procura decidere se chiudere le indagini con la richiesta di rinvio a giudizio, o se disporre ulteriori accertamenti.

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La notte tra il 21 e il 22 luglio scorso la 68enne Shefki Kurti avrebbe colpito il marito con un'ascia mentre i due erano in camera da letto nel loro appartamento di Badia. Poi avrebbe trascinato il corpo in bagno facendolo a pezzi utilizzando lo stesso strumento e tre coltelli, poi ritrovati ad agosto nel canale Adigetto a poche decine di metri dalla casa della coppia. Dopo aver sezionato il cadavere, la 68enne avrebbe messo i resti in alcuni sacchetti della spazzatura e atteso la notte per gettarli nel torrente, distante pochi metri dall'abitazione.

Quanto al movente del delitto la donna avrebbe ucciso e fatto a pezzi suo marito per "punirlo della sua presunta infedeltà". "Voleva lasciarmi – ha spiegato Nadire Kurti alle forze dell'ordine di Rovigo – e poi avrebbe portato la sua amante a vivere in casa nostra". La donna ha affermato di aver agito "perché gelosa dell'amante di mio marito". "Le parlava sempre aveva un microchip nell'orecchio che usava per comunicare con lei – avrebbe detto la 68enne -. Anche io sentivo la voce di lei e sapevo che voleva 90mila euro da Shefki".

Per uccidere il marito la 68enne ha utilizzato un'accetta. Lo ha colpito alla nuca ripetutamente fino a staccargli la testa poi ha trascinato il cadavere in bagno e lo ha smembrato, infilandolo in alcuni sacchi della spazzatura. A quel punto ha nascosto tutto nel freezer di casa, in attesa che arrivasse la notte per gettare i resti nel fiume.

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