Uccisa e gettata dalla finestra, il marito di Sharmin Sultana condannato a 22 anni: “Inscenò il suicidio”

Uccisa perché voleva lavorare e perché usava i social network: Ahmed Mustak, operaio 44enne residente a Genova, è stato condannato a 22 anni e sei mesi di carcere per aver ucciso la moglie Sharmin Sultana, di 32 anni, facendo poi passare il suo decesso per un suicidio. Il pm Marcello Maresca aveva chiesto 24 anni di carcere per l'operaio che due anni fa assassinò la compagna, simulando poi un gesto estremo da parte della donna.
Mustak aveva cambiato versione più volte anche dopo l'arresto. Subito dopo l'omicidio, l'uomo raccontò che la moglie si era uccisa mentre negli ultimi mesi prima della condanna aveva ritrattato sostenendo che la sera del delitto la moglie lo avesse aggredito e che lui per difendersi l'avesse fatta cadere tirandole le gambe.
Nel 2024, invece, aveva cambiato versione dei fatti dichiarando che la morte della moglie, caduta da una finestra, era stata "un incidente". Tramite i disegni dei figli della 32enne, i carabinieri avevano scoperto che l'operaio 44enne vessava quotidianamente la moglie che voleva lavorare e usare i social network.
Secondo l'accusa, dopo aver ucciso la donna, Mustak l'avrebbe gettata dalla finestra, facendo cadere il suo corpo in strada, poco lontano dallo stabilimento di Fincantieri dove lui lavorava. In casa quel giorno vi erano i figli che sono poi stati fondamentali per la ricostruzione dell'accaduto. In un primo momento, il 44enne raccontò alle forze dell'ordine di non aver sentito nulla perché negli istanti in cui la moglie cadeva dalla finestra, lui era a letto.
La vittima, Sharmin Sultana, avrebbe dovuto presentarsi a un colloquio di lavoro proprio il giorno della sua morte. Secondo i giudici, questa volontà di lavorare e di guadagnarsi da vivere da sola sarebbe alla base del femminicidio per il quale il 44enne Mustak è stato ora condannato a 22 anni e sei mesi di reclusione.