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Travolto e ucciso da un treno a Livorno, Francesco voleva diventare un ufficiale: aveva 23 anni

Francesco Tomassi, 23enne di Aquino (Frosinone) è morto all’alba di domenica mentre tornava a casa ad Antignano, Livorno. “Tutto da solo era riuscito a superare il concorso dell’Accademia Navale partendo da zero…” ricorda la zia.
A cura di Biagio Chiariello
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Travolto all'alba da un treno ad Antignano, vicino Livorno. Così è morto Francesco Tomassi, investito e ucciso da un regionale alle 5.35 di ieri mattina vicino via Mondolfo. Nel 2017 era riuscito a realizzare il suo obiettivo: entrare nell'Accademia Navale, il suo sogno era far parte della capitaneria di porto. Purtroppo però quel sogno non si realizzerà, perché Francesco è morto a soli 23 anni. Ed ora la comunità di Aquino, piccolo comune in provincia di Frosinone dal quale era partito (era nato a Cassino), è sotto choc: il sindaco Libero Mazzaroppi, si è stretto attorno alla famiglia del giovane: "Stiamo vivendo un momento di grande sofferenza".

La dinamica della tragedia

Stando alle ricostruzioni, il 23enne aveva trascorso la serata con alcuni amici, poi si sarebbe incamminato lungo i binari per rientrare a casa, quando un treno – il regionale Pisa-Grosseto delle 5.15, arrivato a Livorno centrale alle 5.31 e poi ripartito dopo pochi minuti – lo ha ucciso. Il macchinista, pur azionando immediatamente il freno rapido d'emergenza, non ha potuto evitare l'impatto. Pare escluso il gesto volontario. Sul posto le forze dell'ordine e il personale del 118 che si sono trovati davanti una scena terribile.

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Il ricordo di Francesco

Francesco sarebbe dovuto tornare a casa sua ad Aquino tra pochissimi giorni, per trascorrere le festività natalizie con i familiari. Essendo alla fine dei corsi all'Accademia non era più obbligato a vivere all’interno dell’area militare; così aveva affittato un appartamento alla Scopaia, alla periferia della città, vicino alla stazione ferroviaria. "Sì, lo aspettavamo – dice la zia Marina al Tirreno – e sarebbe rimasto fino alla Befana. Appena poteva tornava qui, era molto legato a noi, ai genitori e alla sua terra in generale".

E aggiunge: "Tutto da solo era riuscito a superare il concorso dell’Accademia partendo da zero e suo padre, operaio, e la madre casalinga, erano fieri di lui… A lui eravamo affezionatissimi, non possiamo credere a ciò che è successo".

"Francesco – conclude la zia – era orgoglioso di essere riuscito a entrare nell’Accademia e di essersi trasferito a Livorno: voleva continuare a rimanere nel mondo militare e fare strada, questo era il suo obiettivo".

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