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Travaglio: “Mia figlia Elisa tra i feriti di Torino, mai visto tanto sangue in vita mia”

Il drammatico racconto del direttore del Fatto Quotidiano sul caos di Torino durante la proiezione della finale di Champions League in Piazza San Carlo, vissuto in prima persona dalla figlia: “Tutto virtuale, tranne il sangue”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Alle 22.15, subito dopo il terzo gol del Real, mi appare il suo numero sul cellulare. Provo a rincuorarla: ‘Dai, pazienza, è andata così….’ Ma la voce dall'altro capo non è la sua. È quella del suo amico, che assicura: ‘Elisa sta bene, ma non può parlare, ha male a una gamba’". Marco Travaglio racconta sul Fatto Quotidiano quanto accaduto alla figlia di 18 anni, ferita nella calca generata dalla psicosi attentato di sabato sera a Torino. "Brivido gelato nella schiena. Me la faccio passare a forza: ansima, piange, ripete ‘vienimi a prendere, voglio andare subito via di qui, c'è stato un attentato, una bomba, non so, mi hanno calpestata, mi hanno camminato sopra, non mi sento più la gamba sinistra, e gli scoppi continuano, stiamo scappando verso piazza Vittorio’”. Travaglio tenta di calmarla, mente si mette in macchina con la moglie nel tentativo di andare a prenderla, appena in tempo prima che anche in piazza Vittorio Veneto si scateni il panico per l'ondata dei fuggitivi, "la carico in auto che trema ancora come una foglia e fatica a parlare. E mi fiondo al pronto soccorso più vicino" racconta il giornalista.

E prosegue: "Tutto quel sangue si spiega solo con l'enorme quantità di bottiglie di vetro finite in frantumi durante il fuggi-fuggi. Un tappeto di cocci taglienti su tutta la piazza", "le transenne si sono rivelate non solo inutili, ma dannose, facendo da tappo all'onda di fuga, frenando il deflusso e aggravando a dismisura il bilancio. Una follia di cui il prefetto e il questore dovrebbero rispondere". Travaglio porta subito la figlia al pronto soccorso. Dove ci sono già i primi feriti, altri ne arrivano minuto dopo minuto. Sanguinano, "mai visto tanto sangue, neppure in un film di Dario Argento" scrive il direttore del Fatto Quotidiano. Elisa alle 2 era ancora "in sedia a rotelle col ghiaccio sulla gamba, nessuno ha potuto visitarla, ci sono casi più urgenti. Vuole andare a casa. La carichiamo in spalla e ce ne andiamo, sperando che non abbia nulla di fratturato". Poi, in macchina, "la radio informa di un attentato a Londra. Un attentato vero. Ma che differenza fa. Ormai i terroristi, anche quando non ci sono, è come se ci fossero".

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