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Torino, la proposta del Comune a 1600 dipendenti: “Smart working per sempre”

Il Comune di Torino “prevede di stabilizzare circa 1.600 persone in regime di telelavoro permanente”: si tratta, per l’esattezza, del 18 per cento degli 8.600 dipendenti pubblici del capoluogo piemontese, persone che dopo aver scoperto lo smartworking non vogliono tornare indietro.
A cura di Davide Falcioni
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Circa il 20 per cento dei dipendenti del Comune di Torino non torneranno al lavoro in ufficio neppure quando l'emergenza coronavirus sarà terminata. A renderlo noto è stato lo stesso Municipio, che "prevede di stabilizzare circa 1.600 persone in regime di telelavoro permanente": si tratta, per l'esattezza, del 18 per cento degli 8.600 dipendenti pubblici del capoluogo piemontese, persone che dopo aver scoperto lo smartworking non vogliono tornare indietro. Per loro, infatti, il lavoro da casa presenta più pro che contro: non è necessario spostarsi per andare al lavoro, ci si può cucinare in casa, si ha più tempo per stare con la propria famiglia e, una volta finita la giornata lavorativa, per dedicarsi ai propri hobby.

È tenendo conto di queste ragioni che il comune ha deciso di "istituzionalizzare" lo strumento dello smart working. Come spiega La Stampa attualmente non si conoscono ancora i settori e i ruoli dove l’incidenza sarà maggiore. Naturalmente la misura riguarderà esclusivamente  i dipendenti in "back office", che rappresentano la maggioranza, e non quelli che lavorano agli sportelli e nei servizi diretti al cittadino. Secondo l’assessore al Personale Sergio Rolando "devono essere ancora svolte valutazioni perché i presupposti sono diversi rispetto alla fase emergenziale e non è detto che si possano replicare le modalità imposte da quel momento, viste le caratteristiche contrattuali dei lavoratori". L'intenzione, però, sarebbe quella di regolamentare il telelavoro, considerando che lo stanno adottando in massa svariati settori  come Patrimonio (90% in smartworking), Urbanistica (85%) e Servizi Tecnici (84%).

I sindacati chiedono che non siano i lavoratori a pagarsi i costi della misura, ad esempio la dotazione di pc: "Eventuali risparmi economici" derivanti dallo smartwoking "verranno utilizzati per finanziare le strumentazioni informatiche da fornire ai dipendenti", assicura Rolando. Ezio Longo, rappresentante sindacale della Cgil in Comune, non disapprova il ricorso al telelavoro, ma ad alcune condizioni. «Deve essere volontario. Inoltre va regolamentato, visto che ora ci stiamo basando su un accordo sperimentale del 2016 studiato su numeri limitati. Inoltre devono essere previsti buoni pasto e altre risorse che permettano di non scaricare sui lavoratori il costo della trasformazione".

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