Torino, il fidanzato di Erika: “Voglio giustizia, ma siamo in Italia: sono pessimista”

“Spero venga fatta piena luce su quanto accaduto, ma visto il Paese in cui viviamo sono pessimista…”. A parlare è Fabio Martinoli, il fidanzato di Erika Pioletti, la donna uccisa durante i fatti di piazza San Carlo a Torino, durante la diretta tv della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Sono passati 5 mesi da quella tragica notte quando la folla impazzita, a causa di un forte rumore che fece temere un attentato, travolse centinaia di persone: 1500 rimasero ferite e una di loro morì pochi giorni dopo in ospedale: Erika era insieme a Fabio per assistere alla partita proiettata sul maxischermo. “Qualcuno dovrà rispondere dell'accaduto – aggiunge il ragazzo – anche se purtroppo Erika non me la restituisce nessuno”. La famiglia Pioletti nei mesi scorsi ha preferito il silenzio, affermando che non avrebbe avviato azioni legali. Fabio è invece intenzionato a chiedere un risarcimento; l’uomo è assistito dal suo avvocato, Daniele Folino di Domodossola, la cittadina in provincia di Verbania da cui cinque mesi fa era partito con la fidanzata per recarsi a Torino. “Confidiamo nella magistratura e aspettiamo i rinvii a giudizio – dice il legale -, pronti a costituirci parte civile e a chiedere giustizia”. Perché “quella giornata è stata un dramma – conclude – e credo sia stata gestita malissimo”.
Le indagini per i fatti di Torino sono state chiuse. La Procura locale sta per inviare la notifica di chiusura delle indagini, con la conseguente emissione di diversi avvisi di garanzia. Da quanto trapelato, l'atto che la procura starebbe per notificare coinvolgerebbe alcune figure di vertice della città, oltre a funzionari e dirigenti degli enti coinvolti nell'organizzazione dell'evento. Le ipotesi di reato sono le lesioni gravissime e l‘omicidio colposo in relazione all'articolo 40 del codice penale, che punisce le condotte omissive di chi doveva evitare l'evento dannoso.