Telecamere nascoste in 12 appartamenti all’Aquila: studenti e famiglie spiati nei bagni e nelle camere

Una palazzina alla prima periferia dell’Aquila è diventata il teatro di un incubo: dodici appartamenti tutti regolarmente affittati — famiglie, studenti fuori sede, perfino allievi della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza — e ciascuno di loro, da pochi giorni, alle prese con la scoperta di essere stato spiato nella propria intimità.
Telecamere nascoste negli specchi dei bagni e nelle camere da letto hanno trasformato la quotidianità in una violazione della privacy. La vicenda è riportata da Il Messaggero.
La scoperta casuale di una studentessa
Tutto è iniziato quando una giovane donna — studentessa fuori sede — ha notato, davanti allo specchio del bagno, un riflesso anomalo. Sotto una mensola, nascosta dietro una piantina, ha scovato una micro-camera senza fili, del tipo utilizzato per trasmettere immagini via web o per videoconferenze. «Prima di allora non ci avevo fatto caso. Poi, un riflesso. Lì, nello specchio del bagno. L’ho notato per la prima volta. Sulla mensola, nascosta dietro una piantina, c’era una telecamera senza fili». Racconta, con voce ancora tremante: "All’inizio non capivo, sono rimasta sconvolta. Poi immediatamente ho realizzato e sono scappata via, come un animale braccato. Mi sono sentita violata. La cosa peggiore è l’incertezza: chissà chi mi ha vista, chissà da quanto tempo".
La segnalazione è arrivata prontamente: pochi minuti dopo la ragazza si è recata agli uffici della squadra volante della questura e ha denunciato. Gli agenti, giunti nell’appartamento, hanno confermato la scoperta. In breve è arrivata una seconda segnalazione — di una ragazza — e poco dopo un’altra di un ragazzo, tutti inquilini dello stesso stabile. Anche in questi casi sono state ritrovate micro-telecamere, anche nelle camere da letto, sistemate in piccole intercapedini. A questo punto gli investigatori hanno deciso di perquisire tutti gli appartamenti della palazzina, scoprendo che in quasi tutti erano presenti dispositivi nascosti.
Le indagini della procura dell'Aquila
Con l’apertura del fascicolo d’indagine da parte della procura — che ipotizza il reato di interferenze illecite nella vita privata a carico di ignoti, benché gli alloggi siano riconducibili a un unico proprietario, un cinquantenne aquilano sposato con un’avvocata — le indagini si sono articolate su più fronti. Prima di tutto, c’è la necessità di stabilire con precisione chi abbia installato le telecamere. Le attenzioni si concentrano sul proprietario dell’edificio, ma vanno svolti approfondimenti per capire se possano esserci altri soggetti — ad esempio operatori di ditte che hanno lavorato nella ristrutturazione dell’edificio — che abbiano avuto accesso alle abitazioni. Non è da escludere che i dispositivi siano stati piazzati anche da collaboratori esterni.
Un secondo versante cruciale riguarda il perché della registrazione degli ospiti e degli inquilini: dove sono finite le immagini catturate dagli ignari abitanti? È stato creato un archivio interno? Oppure si è passati al peggio: la pubblicazione o la vendita dei video su piattaforme web di voyeurismo o di ricatto? Un’ipotesi concreta, viste le dinamiche attuali del mercato clandestino di contenuti privati.
La vicenda, ancora agli inizi, rischia però di allargarsi. Non solo i dodici inquilini attuali potrebbero essere vittime, ma anche amici, familiari, colleghi di lavoro ospitati nei rispettivi appartamenti — e questo già amplia sensibilmente il numero dei soggetti potenzialmente filmati a loro insaputa. Gli investigatori dovranno inoltre stabilire da quanto tempo le micro-camere fossero installate e quante sostituzioni di inquilini siano avvenute nel frattempo: la conseguenza è che potrebbero essere decine, in Abruzzo e oltre, le persone coinvolte in quanto spettatrici inconsapevoli della propria intimità.