Strangolata quando era incinta: l’assassino cercava “come si uccide una persona” sul web

Quando è stata uccisa Irina Bacal, 20 anni, era incinta ed il suo killer, il fidanzato e reo confesso Mihail Savcic, avrebbe cercato su Internet: “Come si uccide una persona”, e più precisamente “come si uccide una persona a mani nude”. A scoprirlo, come scrive Il Corriere della Sera, è stato l’esperto di informatica forense, Nicola Chemello, analizzando lo smartphone del 19enne moldavo. Un particolare che va ad aggravare la posizione del giovane e che smonta la tesi dell'omicidio compiuto durante un raptus di follia. Inoltre, le ricerche del reo confesso risalgono a poche ore dal delitto di Irina, morta strangolata mentre era aspettava un bambino al settimo mese di gravidanza; una ricerca fatta sia in italiano che in moldavo. In quelle stesse ore, sottolinea l’edizione veneta del quotidiano, Savcic aveva inoltre cercato "come si occulta un cadavere". Erano le 8.46 del mattino del 19 marzo, il giorno dell’omicidio di Vittorio Veneto, che l’esame autoptico ha fatto risalire alla tarda serata.
Alla luce di queste ultime evidenze, sembra palese che la tesi dell'accusa riguardo all'omicidio premeditato sia quella preponderante. La morte della 20enne è avvenuta inoltre tramite asfissia, ma prima dello strangolamento Irina è stata colpita due volte con un corpo contundente. L'autopsia ha confermato anche che il bambino che a breve sarebbe venuto al mondo era del presunto assassino. “Savcic non ha perso la testa quando ha commesso l’omicidio, ma che al contrario sapeva bene ciò che faceva e che, anzi, si era persino documentato per portarlo a termine. Ora, dunque, attendiamo fiduciosi i provvedimenti da parte del Pubblico Ministero, certi che sarà fatta piena giustizia per Irina, per la mamma e per tutti i suoi cari”. Ha detto l’avvocato trevigiano Andrea Piccoli, che assiste la famiglia della vittima.