Strage di Prato, un cinese: “Dormiamo in fabbrica perché gli italiani non ci affittano le case”

A 48 ore dalla tragedia di Prato, dove hanno perso la vita sette operai di nazionalità cinese in una fabbrica di confezioni tessili, parla Matteo Ye Huiming, mediatore culturale ed ex operaio in un "capannone-dormitorio"Ma quale schiavitù, i cinesi lavorano consapevolmente per uscire dalla povertà e i clienti sono i marchi della moda italiana", racconta all'agenzia Redattore Sociale. L'uomo denuncia: "I cinesi dormono nelle fabbriche perché spesso non hanno alternative: pochissimi italiani sono disposti ad affittare una casa ai cinesi”, ed attacca tutti, senza fare sconti: i suoi connazionali, gli italiani e la politica locale e nazionale, colpevole di non essere stata in grado di creare integrazione. Sul banco degli imputati tuttavia finisce anche il mondo dell'informazione: "Vi ricordate dei cinesi di Prato soltanto quando accadono drammi come questo, mai quando ci sono iniziative culturali d’integrazione". Buona parte della stampa, secondo Huiming, “è ignorante” perché “non è vero che c’è schiavitù nelle fabbriche dei cinesi” visto che “non sono strutture blindate dove i lavoratori non possono uscire, i lavoratori cinesi sono consapevoli di quello che fanno e lo decidono autonomamente, senza essere costretti”. Semmai, aggiunge, “è il sistema economico che li costringe a lavorare venti ore al giorno. Non hanno alternative, o lavori o perdi il lavoro che ti viene commissionato dalle grandi firme della moda italiana e che finiscono nelle mani di clienti italiani”.
Matteo Ye Huiming ha lavorato in una fabbrica dormitorio dai 12 ai 19 anni: "Era l’azienda dei miei genitori, lavoravo, dormivo e mangiavo nello stesso capannone, mi svegliavo a notte fonda per lavorare, poi andavo a scuola e, mentre i miei compagni facevano ricreazione, io ne approfittavo per studiare". Un'esperienza durissima, eppure l'uomo spiega: "Lo rifarei perché mi ha insegnato tantissimo, è un’esperienza che consiglierei anche ai miei figli perché ti insegna molto più della scuola".