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Stamina, nessuna prova di miglioramento nei 36 pazienti in cura a Brescia

Lo rivelano le cartelle cliniche. I familiari dei bambini però annunciano battaglia e domani presenteranno ai giornalisti altri dati.
A cura di D. F.
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Secondo uno studio delle cartelle cliniche dei 36 pazienti in cura con il metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia, nessuno di loro sarebbe migliorato. E' quanto emerge da una sintesi delle cartelle consegnate, in forma riservata, dalla struttura sanitaria al primo Comitato scientifico, nominato dal Ministero della Salute e poisospeso dal Tar del Lazio. Più nello specifico, nelle "analisi dei singoli pazienti" sono riportate il numero di infusioni effettuate e la patologia di cui soffre, seguite da una valutazione generale delle condizioni dei pazienti, in cui si riportano situazioni stazionarie, peggioramenti o, in qualche caso, miglioramenti ma riferiti a livello soggettivo da parte del malato o dei suoi familiari. In numerose circostanze la casella "valutazione terapia" è vuota. Nel caso di un paziente affetto da atrofia multisistemica deceduto "circa due settimane dopo la prima infusione", nella scheda si evidenzia soltanto: "Non si hanno notizie di eventi avversi dopo l’infusione". Tuttavia nella maggior parte dei casi – pur non essendo segnalati effetti collaterali – non vengono neppure registrati dei miglioramenti.

In questo quadro ci sono anche i genitori dei bambini, la cui opinione in merito a Stamina è completamente contraria a quella riportata nelle cartelle cliniche. Per questa ragione domani a Roma verrà convocata una conferenza stampa dove verranno mostrati ai giornalisti altri dati in loro possesso, che oltre ad escludere effetti collaterali attesterebbero l’arresto della degenerazione delle patologie e in alcuni casi miglioramenti. A dare sostegno alle loro opinioni ci saranno anche due medici: Marcello Villanova (neurologo dell’ospedale Nigrisoli di Bologna) e Imma Florio (pediatra di Sofia, la bimba diventata simbolo della lotta pro-Stamina). Sarà invece assente Davide Vannoni, presidente di Stamina, perché "questa è un’iniziativa dei genitori".

Le famiglie dei bambini in cura con il metodo Stamina sono dunque assai agguerrite. Domani porteranno la documentazione che "attesta gli esiti degli esami laboristici e strumentali, dalle indagini generali (esami del sangue, di liquidi biologici, di radiologia e diagnostica per immagini) fino a quelle selettive per l’esplorazione diagnostica dei vari tessuti, organi, apparati e sistemi". Guido De Barros, padre di Sofia, aggiunge che "si metteranno in evidenza anche delle mancanze, come quella dell’ospedale, che non ha effettuato visite diagnostiche di follow up. Annunceremo anche la costituzione di una Onlus dei genitori dei pazienti in cura a Brescia, indipendente e libera". "Abbiamo promosso questa iniziativa come risposta a quanto in questi giorni è stato detto sul metodo Stamina – aggiunge Caterina Ceccuti, mamma di Sofia -. I certificati che porteremo sono redatti da medici curanti o da strutture pubbliche o private che seguono i nostri piccoli costantemente, e che attestano una stabilizzazione delle malattie neurodegenerative da cui sono affetti e, in alcuni casi, come per Sofia, un miglioramento".

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