Smascherata in Piemonte la banda del lusso: rubavano vestiti Versace e li rivendevano su Vinted

Per tre anni hanno rubato abiti e accessori di lusso dai magazzini Versace, rivendendoli online a metà prezzo. Un sistema rodato, capace di generare profitti per oltre due milioni di euro. A tradirli è stato un dettaglio: un cartellino con la scritta “prototipo” su un capo mai messo in vendita.
Il gruppo, composto da otto persone tra Torino, Novara e alcune di origine kosovara, agiva grazie a tre “talpe” interne alla società di logistica che gestisce il magazzino Versace di Novara. Gli addetti – come riporta La Stampa – potevano accedere all’area di carico e scarico merci e selezionavano i capi su richiesta del capo banda. Uno di loro, ex responsabile di magazzino, ha ammesso di agire durante la pausa pranzo: fotografava gli articoli, inviava le immagini al promotore dell’organizzazione e, in cambio, riceveva il 15-20% dei ricavi.
I vestiti rubati venivano rivenduti su piattaforme online come Vinted e Vestiaire Collective, con nomi fittizi come “Bibi”, “Simonalux” e “Bahrie”. I prezzi apparivano vantaggiosi: sneakers da 450 euro offerte a 311, borse da 1450 a poco più di mille.
Il primo errore risale all’agosto 2023. Una dipendente Versace nota su Vinted una felpa taglia 58, modello unico scomparso dal magazzino di Novara. Il capo, insieme ad altri articoli “nuovi con cartellino”, attira l’attenzione dell’azienda e della Procura. Parte un’indagine che porta a scoprire un flusso di denaro ingente e un sistema di furti organizzato.
Il promotore del gruppo, definito “pericoloso” dal Tribunale del Riesame di Torino, conduceva una vita ben oltre il proprio reddito dichiarato: 27 mila euro annui da operaio, a fronte di entrate per 415 mila euro tra il 2021 e il 2024. Aveva acquistato una villa con piscina senza mutuo, possedeva una Mercedes da 40 mila euro e tre Rolex, trovati nel garage della nonna insieme a buste di contanti e ai quaderni della contabilità. Sui social si mostrava sorridente, in vacanza a Ibiza o in Thailandia, vestito con capi Versace, tra cui una giacca “Fendace” da ottomila euro.
Secondo i giudici, la banda aveva creato “un sistema illecito consolidato, in grado di garantire profitti elevati e costanti”. Le accuse confermate dal Tribunale della libertà sono di associazione a delinquere finalizzata al furto, riciclaggio e autoriciclaggio. Per il capo gruppo è stata disposta la custodia cautelare in carcere, ritenuta l’unica misura adeguata.