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Giovanni Toti arrestato per corruzione

“Siete dei bulldozer, a noi servono voti”: cosa c’entra la mafia nell’inchiesta sulla lista Cambiamo con Toti

Le elezioni regionali liguri del 20-21 settembre del 2020 hanno portato alla vittoria del presidente Giovanni Toti, ma dietro a questa vittoria si nasconde un accordo tra esponenti vicini a cosa nostra.
A cura di Giorgia Venturini
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Politica e mafia ancora una volta vanno a braccetto. E ancora una volta l'occasione per unire gli affari di uomini politici del Nord con alcuni esponenti di cosa nostra è la campagna elettorale. Quella delle elezioni regionali liguri del 20-21 settembre del 2020, che ha portato all'elezione dell'attuale presidente Giovanni Toti. Cosa si nascondeva dietro alcune strette di mano lo ha svelato la Procura di Genova nelle sua ultima operazione che ha sottoposto a misure cautelari 25 persone, tra cui il presidente ligure destinatario di una misura cautelare ai domiciliari con l'accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio (non gli sono contestati capi d'imputazione relativi a mafia), il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani e il consigliere Stefano Anzalone.

Quello che è accaduto si può riassumere in una frase intercettata a Matteo Cozzani, nel 2020 coordinatore della lista "Cambiamo con Toti presidente": "Me ne frega soltanto che un bel giorno…una mattina non vorrei trovarmi con la Dia in ufficio". Nel dettaglio quello che è successo la Procura nei suoi atti lo spiega così.

Il voto di scambio tra clan e politica durante le elezioni regionali a Genova

Durante una chiamata intercettata dalla Guardia di Finanza tra Matteo Cozzani e l'onorevole Alessandro Sorte (non indagato dalla Procura) si sente discutere della campagna elettorale e si mettono le basi per lo scambio di voti. I due iniziano a parlare, come aveva richiesto Giovanni Toti, di "una persona" che poteva fare al caso loro perché sarebbe riuscita facilmente a racimolare 500 voti in quanto considerato uno dei rappresentanti di tutti i cittadini originari di Riesi (Sicilia) e residenti a Genova: "Perché qui sono una bella comunità".

Questa misteriosa persone si scopre poi essere Arturo Angelo Testa, fratello di Italo Testa attivo nell'associazione culturale "Amici di Riesi" la cui sede genovese è presso il circolo "La concordia" nel quartiere Certosa fondata tra gli altri anche da Giacomo Maurici, figura storica della criminalità organizzata nissene a Genova, e da Venanzio Maurici, ovvero referente genovese del clan Cammarata del mandamento di Riesi (Sicilia). La presenza di queste persone dimostra – come spiega la Procura – che il voto di scambio è stato aggravato dal fatto che ha agevolato l'associazione mafiosa cosa nostra.

Arturo Angelo Testa nel 2020 si è proposto di entrare nella lista Toti e sperare nella candidatura. Così lui e Cozzani si sono dati appuntamento al quartiere genovese di Certosa "perché lì è il quartier generale, così vedi anche con mano certe impressioni in modo tale che capisci anche il perché della mia candidatura", aveva così fatto il misterioso il giorno prima Testa.

Alla fine l'incontro è avvenuto il 21 luglio del 2020, ma la candidatura di Arturo Testa non è stata confermata. Al suo posto la scelta era caduta su Stefano Anzalone. Tuttavia l'appoggio elettorale dei "riesini" alla liste Toti non era venuto meno perché, come ripetuto più volte dallo stesso Testa, "si esca dalla porta e si entra dalla finestra", ovvero da qualche parte loro una poltrona o alcuni favori sarebbero riusciti a strapparli dalla politica.

Così i Testa e i suoi fedelissimi hanno iniziato a raccogliere voti a favore di tre candidati della liste di Toti: Ilaria Cavo (non indagata), Laura Lauro (non indagata) e Stefano Anzalone. Il patto tra politica ed esponenti del clan di Riesi ormai è consolidato: voti elettorali in cambio di posti di lavoro.

La cena elettorale organizzata dal clan con Giovanni Toti

Tra gli impegni pre-elettorali decisi insieme a esponenti vicini al clan di Riesi c'è anche una cena organizzata da Arturo Testa e da suo fratello Italo Maurizio Testa (anche lui indagato) il 12 settembre del 2020 al ristorante "Punta Vagno" di Genova. Alla cena hanno partecipato Giovanni Toti, i candidati Stefano Anzalone, Laura Lauro, l'onorevole Alessandro Sorte, Matteo Cozzani (che ha pagato il soggiorno dei Testa a Genova) e Umberto Lo Grasso.

Italo Testa pochi minuti prima l'inizio della cena aveva precisato al candidato Stefano Anzalone: "Qui a Certosa io e Arturo abbiamo un po' fatto poi stasera te ne accorgerai con 250 persone…stasera ti dimostriamo quello che valiamo a prescindere…noi facciamo più parlare i fatti che le parole siamo gente che stiamo seconde linee a posta per questo . (—) Quando ci prendiamo degli impegni li rispettiamo".

In questa serata si consolida il patto. Negli atti della Procura si legge che il piano di Italo Testa è quello di avvicinare il candidato Anzalone per presentargli delle persone a beneficio delle quali il candidato dovrà adoperarsi per reperire posti di lavoro.

Come è andata la serata? La Guardia di Finanza intercetta una chiamata tra i due fratelli Testa: "Cozzani mi ha detto ‘fai spuntare un po' di voti a Certosa e io l'indomani ti faccio calare (ovvero assumere in dialetto siciliano) due, tre al porto…io sono di parola te lo giuro". E anche: "Toti mi ha preso da parte e mi ha detto ‘ascolta, so che siete due bulldozer, fammi dare un po' di voti alla Ilaria Cavo' allora stiamo dirottando, se riusciamo, 150, 200 voti a questa". Più e più volte sia i Testa che Cozzani ripeteranno di essere di parola: è quello che conta in questo patto non scritto. La criminalità organizzata lo sa, la politica pure. Alla fine i risultati di questo patto li mostrano i risultati delle elezioni regionali.

Come il clan ha aiutato a far eleggere alcuni candidati

Se Toti avesse comunque vinto le elezioni senza l'aiuto degli esponenti vicini alla mafia? Forse sì, ma di certo il contributo degli uomini indagati per 416 bis (associazione di stampo mafioso) c'è stato, secondo la Procura. La lista "Cambiamo con Toti presidente" è risultata la lista maggiormente votata ed ha ottenuto 8 seggi di cui 4 nella circoscrizione di Genova. I 4 seggi della circoscrizione di Genova sono stati assegnati ai seguenti eletti: Ilaria Cavo (7.587 preferenze), Laura Lauro (4.921 preferenze), Domenico Cianci (4.564 preferenze) e Stefano Anzalone (2.620 preferenze).

Dalle analisi dei risultati elettorali delle 12 sezioni elettorali del V municipio – Valpolcevera, quinta circoscrizione, unità urbanistica n. 14 (ovvero Certosa), i candidati della lista "Cambiamo" che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze sono stati Anzalone con 142 voti, Cavo con 119 e Lauro con 62 voti.

La Procura sostiene che "dai risultati elettorali emerge che i tre candidati della lista ‘Cambiamo con Toti presidente' hanno ottenuto nel quartiere di Certosa (12 sezioni elettorali) una percentuale di preferenze (…) di gran lunga superiore rispetto a quella da loro ottenuta nella altre restanti sezioni (644 sezioni elettorali) del Comune di Genova". I Testa hanno mantenuto la loro parola. E Cozzani lo sa, in un messaggio scrive a Italo Testa: "Avete fatto il vostro dovere e vi ringrazio". Ma i politici coinvolti hanno fatto altrettanto?

Cosa hanno chiesto i fratelli Testa in cambio voti

Voti in cambio di posti di lavoro. Era questo il patto siglato con parole e strette di mano. Ma cosa è successo dopo la vittoria in Regione? Dagli accertamenti della Guardia di Finanza è emerso che dal 24 settembre 2020 il neo consigliere Stefano Anzalone non ha più risposto alle telefonate dei fratelli Testa, suscitando la loro ira.

In una chiamata tra Italo Testa e una sua persona vicina si sente: "Lui (riferito ad Anzalone) ha solo sputato sui fratelli Testa, è venuto a una cena con 250 persone, pagata da altri, dunque ha fatto una campagna elettorale gratis e questa te la dice tutta. Ricordati che se io volessi, questo qui, dopo due ore non è più consigliere, non è più niente, niente, anzi dovrà pure andare a discolparsi per voto di scambio. (…) Basta andare da un procuratore e dirgli questo qua mi ha promesso mille euro e non me li ha dati (…) si dimette dopo un'ora".

Ma a restare fedele al patto è Cozzani: si incontra con Arturo Testa il 30 settembre 2020 in un locale di piazza De Ferrari. Si parla di posti di lavoro, della possibilità di far assumere persone suggerite dai Testa in autostrade, porto e alcune importanti ditte del territorio. Il capo di Gabinetto di Toti ha organizzato colloqui con la C. spa per il 20, 23, 24, 25 novembre 2020 negli uffici genovesi della ditta. Soddisfatto Italo Testa dirà in una chiamata intercettata: "A Genova mi sono fatto una bella strada…tu pensa che ho sistemato 5 persone…noi siamo proprio amici di Toti…5 di cui 4 riesini e l'amico di sempre…diciamo che li abbiamo un po' sistemati, son stati chiamati tutti poi se c'è qualcosa ne parliamo con calma".

Alla fine le persone che hanno fatto i colloqui non sono state richiamate. Sia Testa che Cozzani non capiscono, tanto che il secondo ha sollecitato più volte l'azienda chiamando direttamente anche il presidente del consiglio di amministrazione. Poi ha promesso ai fratelli siciliani di sistemare i loro fedelissimi in altri posti. "Ma nei giorni successivi – si legge della carte – Cozzani, evidentemente verificata la difficoltà di pervenire a effettive assunzioni presso la C. spa inizia a non rispondere più ai fratelli Testa". Ma Cozzani si era attivato anche per procurare loro alloggi popolari, colloqui alla I. spa. Ma i rapporti con Cozzani iniziano a incrinarsi. Gli inquirenti hanno però accertato che "dalle indagini è merso che sono state effettivamente intraprese iniziative concrete da Matteo Cozzani per garantire posti di lavoro promessi ai riesini tramite i fratelli Testa, quale contropartita per l'appoggio elettorale ricevuto dalla comunità riesina di Genova".

In qualsiasi caso i fratelli Testa hanno ottenuto il loro obiettivo: "Attraverso il loro operato – scrive la Procura – hanno concretizzato una vera e propria strategia di accreditamento presso la comunità riesina di Genova assumendo agli occhi dei propri conterranei le vesti di soggetti in grado di interloquire con i livelli politici al fine di far ottenere personali vantaggi ai membri, così accrescendo la loro influenza sulla comunità stessa".

Allo stesso modo la politica genovese si è indebitata con loro e questo gli esponenti vicini alla criminalità organizzata lo sanno. Qui ha fatto vedere la sua forza e si è messa in una posizione in cui gli uomini politici devono a cosa nostra un favore. E forse più di uno.

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