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Si fingono il figlio di Sebastiano Visintin per svuotargli il conto, ma i due non si sentivano da mesi

Dopo lo scoppio del caso Resinovich per la morte della 62enne, ancora avvolta nel mistero, il marito Visintin e il figlio Piergiorgio si sono allontanati. Da mesi non avevano contatti ma in queste ore, Visintin ha denunciato una tentata truffa ai suoi danni effettuata con il sistema del “finto sms dal figlio”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin

Si sono spacciati per suo figlio Piergiorgio tentando di sottrargli denaro attraverso alcuni sms. Sebastiano Visintin è la vittima della tentata truffa tramite smartphone: il marito di Liliana Resinovich, la donna di 62 anni scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio, ha subito capito però che si trattava di una truffa. Secondo quanto reso noto, infatti, Visintin non ha più rapporti con il figlio dalla scomparsa di Resinovich, avvenuta ormai due anni fa.

La truffa messa in atto è collaudata dai malviventi e dall'inizio dell'anno ha mietuto diverse vittime in tutta Italia. A Trieste, dall’inizio dell’anno le querele per truffe e frodi informatiche raccolte dalla Questura sono state 85, un dato in linea con quello del primo bimestre 2023. Di queste, una quindicina di truffe sono state portate avanti ai danni di persone anziane e in 7 casi è stata usata proprio la cosiddetta “tecnica del finto figlio”. 

La truffa consiste nell'inviare al malcapitato un finto sms nel quale si ci finge figli della vittima e si chiede al genitore di versare con urgenza una cospicua somma di denaro. In altri dieci casi di truffa, oltre alla tecnica del finto figlio è stata utilizzata quella dell’incidente, con una persona che spacciandosi per avvocato, poliziotto o carabiniere riferisce telefonicamente alla vittima che il nipote o il figlio sono stati responsabili di un incidente. Anche in questo caso, la telefonata si conclude con una richiesta in denaro.

Il medesimo trucco è stato usato anche nei confronti di Visintin, che si è visto arrivare sul cellulare un messaggio di qualcuno che fingeva di essere suo figlio. Piergiorgio si è infatti allontanato dal padre dopo che le indagini sulla morte di Resinovich lo hanno travolto.

"Ciao papà – recitava il messaggio – questo è il mio nuovo numero, il mio vecchio cellulare è rotto. Puoi mandarmi un messaggio via WhatsApp?". Visintin ha subito cercato di far proseguire la conversazione sull’app di messaggistica. L'uomo si è accorto della truffa quando la persona dall'altra parte del telefono gli ha chiesto dei soldi. "Devo pagare entro oggi delle bollette  ma il vecchio telefono si è rotto e temporaneamente non riesco a effettuare un bonifico. Potresti farlo per me? Ti restituirò i soldi dopodomani, quando riavrò accesso al mio conto corrente".

Secondo il malvivente, l'importo delle bollette da pagare era pari a 1.955 euro. Troppo, secondo Visintin. "Ero emozionato e nei messaggi ho garantito a quella persona, che credevo fosse mio figlio, che l'avrei aiutata. Ho chiesto tutte le specifiche e di rimando quel numero mi ha chiesto una foto dell'avvenuto versamento. Al momento di effettuare l'operazione ho provato a chiamare quel numero di telefono, ma non ho mai ricevuto risposta. Così ho chiesto a quel contatto di dirmi come si chiamava il boxer che avevamo in famiglia quando lui era piccolo e ovviamente il malfattore non mi ha risposto. Così ho capito che era una truffa".

"Ho scelto di renderlo pubblico perché volevo mettere sul chi va là altre persone, io per poco non ci cascavo". Sui molteplici casi di truffa messi a segno in questi mesi, sono in corso le indagini di Squadra Mobile e Commissariati.

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