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Sfruttavano migranti facendoli lavorare in nero e prostituire: 29 arresti a Reggio Calabria

Vasta operazione dei Carabinieri di Reggio Calabria contro lo sfruttamento del lavoro nero e della prostituzione. L’inchiesta ha colpito una rete di caporali composta da cittadini extracomunitari di origine centrafricana in gran parte domiciliati nella baraccopoli di San Ferdinando e a Rosarno.
A cura di Susanna Picone
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Una vasta operazione dei carabinieri di Reggio Calabria, coordinata dalla Procura di Palmi, ha portato nel corso della notte all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare a carico di molte persone ritenute responsabili, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. L'inchiesta ha colpito una rete di caporali composta da cittadini extracomunitari di origine centrafricana in gran parte domiciliati nella baraccopoli di San Ferdinando e a Rosarno. Questi, in concorso con i titolari di aziende agricole e cooperative del settore della raccolta e della vendita di agrumi nella Piana di Gioia Tauro, erano dediti alle attività di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di braccianti agricoli extracomunitari, e anche al favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di donne africane. Ventinove le persone destinatarie di provvedimenti cautelari di diversa entità dal carcere al divieto di dimora in Calabria. Undici sono imprenditori agricoli della zona. Tre le aziende sequestrate, più diversi beni mobili per un totale di un milione di euro. Sono finiti invece in manette 13 caporali, mentre altri 3 sono stati destinatari di obbligo di dimora e 2 di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

L'inchiesta nata dalla denuncia di un bracciante senenalese – A far scattare l'inchiesta la denuncia di un bracciante senegalese, che si è rivolto alla stazione dei carabinieri di San Ferdinando. A quanto emerso nel corso delle indagini, i braccianti erano costretti a lavorare giornate intere nei campi della Piana di Gioia Tauro, 7 giorni su 7 e per 10-12 ore consecutive. Giornate di lavoro infinite che iniziavano rischiando la vita su van stracarichi con cui i caporali li accompagnavano nei campi. Per il procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza rimane “l'amarezza di dovere prendere atto ancora una volta della funzione supplente che la magistratura svolge”. “Registriamo l'assenza di scelte politiche – ha detto il procuratore – che dovrebbero risolvere e prevenire questi fenomeni assicurando a questa gente condizioni di vita dignitose che potrebbero esporli a minori pericoli".

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