Sesso con minori e video hard, maestra assolta in appello a Bari: “Il fatto non costituisce reato”

Arrestata con le pesantissime accusa di corruzione di minorenni e pornografia minorile per aver fatto sesso con minori, una maestra di scuola elementare è stata assolta in appello dal tribunale di Bari perché il fatto non costituisce reato. È il caso di Daniela Casulli, la docente barese nota sui social come Zia Martina, posta agli arresti domiciliari quattro anni fa dopo che alcuni video degli incontri sessuali coi minori erano circolati sui telefoni di altri ragazzi minorenni.
L'arresto della maestra dopo la scoperta dei video hard
La 49enne venne arrestata dai carabinieri nel dicembre del 2021 su ordine del Gip del tribunale di Bari e posta ai domiciliari per un anno con l'accusa di aver adescato sui social i minorenni e di avere girato con loro i filmini di natura sessuale l'estate precedente. Le indagini a suo carico erano scattate dopo la segnalazione ai carabinieri da parte di alcuni genitori di ragazzini adolescenti che avevano rinvenuto sui loro telefoni i video hard della donna con altri minori.
I successivi accertamenti investigativi avevano individuato la Casulli come protagonista dei video che riprendevano rapporti sessuali consumati all'interno di un b&b di Bari. Per questo la donna venne arrestata in una città del nord Italiam dove in quel momento era impiegata come insegnante di scuola elementare, e messa ai domiciliari.
La donna si era sempre difesa sostenendo che i rapporti sessuali erano consenzienti e che i video, due filmati di pochi secondi, non erano voluti da lei ma erano stati girati dagli stessi ragazzini con i telefoni e poi diffusi da qualcuno attraverso le chat social.
La condanna in primo grado a sette anni
Una difesa che però in primo grado non era servita visto che per lei lo scorso anno era scattata una condanna in primo grado a sette anni e tre mesi di reclusione oltre a 75mila euro di multa. Una sentenza ribaltata ora dalla terza sezione penale della Corte d'Appello di Bari che ha scatenato completamente la donna con la motivazione che il fatto non costituisce reato.
Una sentenza che di fatto potrebbe riaprirle le porte dell'insegnamento a scuola visto che sono decadute anche le pene accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici, l’impossibilità di svolgere lavori a contatto con i minori e il divieto di avvicinamento ai luoghi da essi frequentati.
"Sono io la vittima di Revenge porn perché qualcuno ha diffuso quei video"
"La Corte d’Appello, con questa assoluzione piena, ha voluto ristabilire il valore della giustizia e della legalità, prendendo chiaramente le distanze da una gestione del processo che aveva mostrato gravi criticità. È una decisione che riafferma che a Bari la Giustizia esiste, che i principi della Costituzione e del Giusto Processo non sono parole astratte, ma garanzie concrete per ogni cittadino" ha dichiarato la donna più una mai nascosto i rapporti sessuali ribadendo però che si trattava di ragazzini di 15 anni e quindi oltre l'età del consenso.
"Io sono stata un anno ai domiciliari ma invece sono stata vittima di Revenge porn perché qualcuno ha diffuso quei video mi è insaputa ma nessuno ha cercato chi fosse stato" sostiene ora la donna.