“Se non mi vedete più sui social sono morta”, paura per la 23enne attivista femminista del Qatar
C'è ansia e preoccupazioni per le sorti di Noof al-Maadeed, una giovane attivista femminista del Qatar, ritornata a ottobre nel suo Paese dal Regno Unito con la promessa che non sarebbe stata imprigionata ma poco dopo sparita nel nulla. I gruppi per i diritti umani a cui era legata chiedono ore alle autorità del Qatar di mostrare le prove che la 23enne sia ancora viva e danno per certo che sia detenuta in qualche modo e temono addirittura che sia morta visto che non comunica più attraverso i social e nessuno riesce a contattarla. Proprio uno dei suoi ultimi messaggi ha messo in allarme le organizzazioni per i diritti umani. "Se non mi vedete più sui social sono morta", aveva scritto infatti Noof al-Maadeed su Twitter e Instagram all'inizio di ottobre. Poi solo alcuni brevissimi messaggi prima di interrompere bruscamente la sua attività social il 13 ottobre.
“Ha detto che se non postava più sui social media era morta. Quindi stiamo semplicemente agendo in base a ciò che ci ha detto di fare", ha affermato al Guardian Khalid Ibrahim, capo del Gulf Center for Human Rights (GCHR), un'organizzazione con sede a Beirut che segue le violazioni dei diritti umani in Medio Oriente e seconoa l quale potrebbe essere stata uccisa dalla famiglia. La 23enne del resto pubblicava aggiornamenti quotidiani sulla sua vita e il fatto che non lo faccia più è sintomo almeno di una detenzione se non di qualcosa di più grave. In particolare si teme che sia finita di nuovo nelle mani della sua famiglia da cui era scappata due anni fa dopo presunti attentati alla sua vita, documentando anche sui social la sua fuga.
Per il Gulf Center for Human Rights non ci sono dubbi che al momento Noof al-Maadeed è a rischio di vita perché sono arrivate diverse segnalazioni secondo cui le autorità del Qatar hanno consegnato la 23enne alla sua famiglia già il 13 ottobre scorso quando lei stessa ha lanciato l'ultimo messaggio. Le autorità del Qatar hanno assicurato che è al sicuro e in buona salute ma di non poter parlarne per una richiesta di privacy della famiglia. “Il governo del Qatar può facilmente dimostrare alla comunità internazionale che è viva. Non hanno prove e questo ci preoccupa" ribattono però dal GCHR.