Scuola, Ocse: “Bocciare è inutile e dannoso”

A scuola la bocciatura non serve a molto. A dirlo è l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che recentemente ha pubblicato un approfondimento sui test Pisa (Programme for International Student Assessment) svolti nel 2012. Nei paesi Ocse, il numero degli quindicenni che ha detto di essere stato bocciato almeno una volta nei primi anni è pari al 12,4 per cento e cioè uno su otto. Percentuale che sale al 20 per cento tra i meno abbienti. Per quanto riguarda l’Italia, nei primi anni ripete oltre il 17%, cinque punti in più della media europea. E tra quelli che vengono da contesti socio-economici e culturali deprivati, il tasso dei bocciati sale al 26 per cento. “Anche tra studenti con rendimento scolastico simile, la probabilità di ripetere un anno è una volta e mezzo superiore per gli studenti svantaggiati”, spiega l’Ocse. Ma secondo gli esperti sarebbe meglio, anziché bocciare, dedicare più attenzione agli studenti. Magari offrendo ore di insegnamento supplementare a quelli che rischiano la bocciatura e adattando l’insegnamento alle loro esigenze per permettergli di recuperare il ritardo con i loro coetanei.
Trovare altri modi per aiutare gli studenti in difficoltà – “Molti paesi – dicono gli esperti – stanno trovando altri modi di aiutare gli studenti in difficoltà”. Questo perché “la bocciatura, in pratica, non ha evidenti benefici indicati per gli studenti o per i sistemi scolastici nel suo complesso”. Secondo l'Ocse la bocciatura rappresenta dunque un modo costoso di affrontare il problema degli insuccessi. Alcuni paesi che avevano adottato in modo massiccio questa “soluzione” hanno rivisto tale politica a favore di un maggiore sostegno nei confronti degli studenti in difficoltà. Gli alunni più sfortunati, così ancora dall’Ocse, hanno più probabilità di ripetere l'anno e la bocciatura può anche rafforzare le disuguaglianze nel sistema.