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Sbagliano operazione di cambio sesso: riconosciuta violazione del diritto all’identità sessuale

Il caso di una 40enne transessuale ligure che , dopo un lungo percorso personale, aveva deciso di sottoporsi al delicato intervento di cambio sesso all’ospedale Santa Coronadi Pietra Ligure, in provincia di Savona. Un errore medico l’ha portata a gravi conseguenze fisiche ma anche all’impossibilità del cambio sesso.
A cura di Antonio Palma
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L'avvocato Alessandra Gracis
L'avvocato Alessandra Gracis

Per la prima volta un tribunale italiano ha riconosciuto a una donna transessuale i danni per violazione del  diritto alla sua identità sessuale. È accaduto a Savona dove il Tribunale ha stabilito un risarcimento di 374mila euro in favore di una 40enne trans che, a seguito di un errore nell'operazione chirurgica per il cambio di sesso, ha riportato danni irreversibili. Il giudice ligure infatti oltre a condannare  i medici interessati a risarcire il  danno biologico li ha ritenuti colpevoli anche di aver violato il diritto all’identità sessuale della paziente. A raccontarlo al Corriere della Sera è l’avvocata Alessandra Gracis che ha assistito la 40enne nella sua vicenda giudiziaria.

L'episodio risale a circa nove ani fa quando la quarantenne, dopo un lungo percorso personale, aveva deciso di sottoporsi al delicato intervento di cambio sesso all’ospedale Santa Coronadi Pietra Ligure, in provincia di Savona. Quello che doveva essere l'inizio di una cambiamento radicale si è rivelato invece l'inizio di un incubo fatto di continue visite mediche e operazioni. A causa di un errore medico, infatti, la 40enne è rimasta ricoverata per tre lunghi mesi con gravi sofferenze fisiche e infine ha dovuto sottoporsi ad altri otto interventi chirurgici e senza poter comunque ottenere il cambio di sesso sperato. Da qui la decisione del giudice di condannare i medici al pagamento di 214mila euro come risarcimento per "le sofferenze fisiche patite" dalla paziente ma anche di ulteriori 150 mila euro per il danno morale per la lesione dell’identità sessuale della donna.

Secondo la sentenza, "la lesione patita non coinvolge solo il diritto alla salute, ma anche il diritto all’identità sessuale e alla dignità", un "diritto inviolabile della persona, quale essenziale forma di realizzazione della propria personalità" che "gode di tutela costituzionale". Per i giudici "si tratta del diritto della persona di scegliere la propria identità sessuale, femminile o maschile, a prescindere dal dato biologico e di essere riconosciuta e identificata" in ogni ambito «in modo corrispondente al sesso a cui sente di appartenere anche se diverso da quello accertato al momento della nascita".

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