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Sassuolo, le ossa ritrovate sono di Paola Landini: gli inquirenti non hanno dubbi

Secondo gli inquirenti i dubbi sono pochi: le ossa ritrovate una settimana fa nell’area boschiva intorno a Sassuolo apparterrebbero proprio a Paola Landini, la donna di 44 anni scomparsa nel maggio del 2012 e mai più ritrovata. Il test del dna chiarirà ogni dubbio, mentre si cerca di capire cosa sia accaduto alla donna e soprattutto perché quelle ossa umane, insieme con alcuni indumenti e due pistole, non siano stati trovati durante le ricerche effettuate subito dopo la scomparsa della donna.
A cura di Chiara Ammendola
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Paola Landini (Facebook)
Paola Landini (Facebook)

Gli inquirenti erano alla ricerca di un altro scomparso, il 21enne Alessandro Venturelli, sparito nel nulla lo scorso dicembre, ma nell'enorme macchia verde che abbraccia il comune di Sassuolo si sono imbattuti in un mucchio di ossa umane che hanno riportato alla mente subito un nome, quello di Paola Landini. Ora, a distanza di una settimana da quel ritrovamento, gli inquirenti sembrano esserne certi: quei resti appartengono alla 44enne scomparsa ormai nove anni fa, il 15 maggio del 2012, proprio da Sassuolo. Lo ha chiarito ieri in una conferenza stampa il dirigente della squadra mobile di Modena Mario Paternoster.

Il test del Dna chiarirà se le ossa appartengono a Paola

Tanti gli elementi che lasciano ipotizzare quale sarà l'esito dell'esame del Dna che verrà effettuato in questi giorni con il figlio della donna che, così come l'allora compagno Paolo Brogli, non ha mai smesso di cercare la madre. Accanto alle ossa (tredici in tutto e tra queste frammenti del cranio), che i vigili del fuoco hanno trovato in una zona di calanchi vicino al poligono di tiro che Paola Landini gestiva insieme col compagno, anche due pistole (una 9×21 e una 6×17), un paio di scarpe e una tuta con il logo del poligono. Poco distante sono state ritrovate anche le chiavi dell'auto della 44enne che al tempo fu ritrovata dal custode accanto agli uffici della struttura dove lavorava.

Gli effetti personali lasciati in auto e le due pistole portate con sé

Il giorno della sua scomparsa Paola uscì di casa con la sua Fiat Punto intorno alle 10.30, così come testimoniato anche da due vicine, e da quel momento fece perdere le sue tracce. La vettura fu avvista dal custode del poligono nello spiazzale antistante gli uffici amministrativi che lei frequentava per lavoro visto che, oltre a esserne socia, gestiva anche i contatti con i fornitori del poligono. L'anziano dipendente disse di aver notato l'auto poco prima di mezzogiorno, all'interno vi erano tutti gli effetti personali della 44enne: la borsa, il cellulare e alcuni documenti. Al tempo il compagno però sottolineò un particolare, quello delle sue pistole che la donna aveva portato con sé ma che non usava per sparare al poligono visto che non sapeva come usarle, almeno secondo quanto raccontato dallo stesso compagno.

Improbabile che il corpo sia stato portato lì in un secondo momento

Il test del Dna chiarirà se quelle ossa appartengono a Paola Landini e gli inquirenti dovranno ora chiarire cosa sia accaduto alla donna e perchè il suo corpo non fu ritrovato all'epoca delle ricerche. I resti umani sono stati trovati a distanza di nove anni dalla scomparsa di Paola Landini in un'area già battuta durante le ricerche del 2012, a circa 300 metri dal poligono di tiro di Sassuolo. Secondo gli inquirenti è difficile ipotizzare che il corpo sia stato eventualmente portato lì in un secondo momento: "È più probabile che le ricerche non siano arrivate proprio in quel punto perchè all'epoca erano in corso dei lavori ed è presente una folta vegetazione".

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