Samia uccisa dall’ex marito a Udine: lui condannato per violenza e ai domiciliari ma aveva un permesso

Mohamed Naceur Saadi, 58 anni, avrebbe sfruttato un permesso di poche ore per lasciare il luogo dove era detenuto agli arresti domiciliari per raggiungere la vecchia casa di Udine dove risiedeva ancora la ex moglie Samia Bent Rejab Kedim e ucciderla a coltellate. È la prima ricostruzione dell’omicidio della 46enne trovata morta nella mattinata del 17 aprile nell’appartamento di edilizia popolare di via Vincenzo Joppi a Udine.
Per gli inquirenti non ci sono dubbi che ad agire sia stato l’uomo che poi è morto schiantandosi con la sua auto contro un camion cisterna lungo la strada statale 13 a Basagliapenta, una frazione del comune di Basiliano. È stato il figlio della coppia, che rincasava poco dopo il delitto, a raccontare agli inquirenti di aver visto il padre allontanarsi dall’abitazione sporco di sangue.
Dagli accertamenti investigativi è emerso uno scenario di violenza domestica che andava avanti da tempo e che la donna era riuscita finalmente a interrompere lasciando l’uomo e denunciandolo a più riprese. I vicini raccontano di tensioni continue e di molteplici interventi di polizia e sanitari in casa.
Samia lo aveva denunciato più volte facendo scattare le indagini che avevano portato prima all’arresto dell’uomo nel 2023 e poi, appena un mese fa, alla condanna del 59enne a cinque anni e quattro mesi per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale nei suoi confronti. Per l’uomo era stato disposto anche un provvedimento di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico ma questo non gli ha impedito di lasciare il luogo dove di trovava a Monfalcone per raggiungere Udine.
Lui avrebbe continuano a tartassarla anche durante il processo e non accettava la separazione. Martedì scorso Samia si era presentata in Tribunale per formalizzare la separazione dal marito ma due giorni dopo il 59enne ha sfruttato le due ore di “libertà controllata” per raggiungerla e ucciderla.