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Russia, violentate per anni uccidono il padre e rischiano 20 anni di carcere

In Russia, tre sorelle rischiano 20 anni di carcere per aver ucciso il padre che per anni le ha violentate. Nonostante le prove evidenti che supportano le dichiarazioni delle figlie, i pm insistono con l’accusa di omicidio premeditato. Il caso ha scatenato la rabbia di molti attivisti che continuano a protestare e chiedono leggi più severe in difesa dei diritti umani.
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Hanno subito violenze dal padre per anni. Stupri, minacce e vessazioni fino a quando non ce l’hanno fatta più e l’hanno ucciso. Questa è la storia di tre sorelle: Krestina, Angelina e Maria che oggi hanno 22, 21 e 20 anni. Le prime due rischiano il carcere. Maria invece potrebbe essere ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo che le è stato riconosciuto un vizio parziale di mente.

La sera dell'omicidio

Secondo le ricostruzioni, il 27 luglio 2018 Mikhail Khachaturyan avrebbe cercato di punire le figlie per non aver pulito la casa come lui ordinava di fare. C'era una stanza "delle punizioni" dove il padre le avrebbe rinchiuse per terrorizzarle. All'epoca Krestina, Angelina e Maria avevano 19, 18 e 17 anni. Quel giorno – per umiliarle – avrebbe spruzzato lo spray al peperoncino contro le tre ragazze. La più grande, soffrendo di asma, sarebbe svenuta. Così il padre l'avrebbe portata in bagno, le avrebbe versato della vodka addosso e poi l'avrebbe spogliata.

Le tre ragazzine erano terrorizzate dal padre tanto da avere paura di chiedere aiuto. Non sono mai riuscite a rivolgersi nemmeno alla Polizia e si presume anche che l'uomo avesse "buoni rapporti" con le forze dell'ordine. Quella notte, però, dopo aver subito per anni violenze di ogni tipo, le sorelle si sono ribellate e lo hanno ucciso con 30 coltellate. L'uomo è stato colpito con un martello e il coltello che usava per andare a caccia. È svenuto, e prima che arrivasse l'ambulanza è morto.

Le prove

Alcuni documenti presentatati in tribunale durante il processo, dimostrano come il padre le torturava quotidianamente. Ha sparato alle spalle delle figlie con un fucile ad aria compressa. Le picchiava ogni giorno e minacciava di ucciderle. Per controllarle aveva anche installato delle telecamere in casa e le ha manipolate sessualmente per soddisfare le sue perversioni. Avrebbe anche affermato di voler sostituire la madre con una di loro, metterla incinta e avere un altro figlio. La madre, infatti, sarebbe stata cacciata di casa nel 2015 e l'uomo avrebbe impedito alle figlie di avere rapporti con lei.

"È stata legittima difesa" sostengono gli avvocati delle ragazze, ma i pm non sono d'accordo. Vengono accusate di omicidio premeditato e se venissero condannate uscirebbero dal carcere dopo 20 anni. Olga Khalikova, l'avvocato che rappresenta alcuni dei parenti del padre, ha dichiarato che le nuove prove "si basano esclusivamente sulla testimonianza dell'imputato". Ora, un nuovo rapporto psicologico potrebbe far evitare la carcerazione. Gli esperti, infatti, hanno stabilito che le ragazze erano in "una posizione di necessaria difesa". Il Dipartimento della Salute di Mosca aveva già stabilito che Mikhail ha inflitto "gravi danni" alla salute delle sue figlie. Anche l'avvocato Maria Davtyan ha dichiarato che "tutte queste condizioni hanno una relazione causale diretta con le azioni del padre ".

Le proteste

Questo caso, iniziato tre anni fa, continua a sollevare nuove prove angoscianti che supportano le dichiarazioni depositate dalle figlie di Khachaturyan. La rabbia che ha scatenato continua a sollecitare gruppi e movimenti a favore dei diritti umani e contro gli abusi domestici in Russia. Il Paese, infatti, non ha leggi specifiche per affrontare questa gravissima piaga sociale che coinvolge tutti.

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