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Rigopiano, i familiari delle vittime: “Bene nuova inchiesta, si faccia luce sui depistaggi”

Romolo Reboa, legale di alcuni familiari delle vittime del disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, ha commentato la notizia di una nuova inchiesta, frutto della denuncia dell’ex capo della Squadra mobile, nella quale sono indagati tre vertici dei carabinieri forestali. “I fatti di depistaggio hanno dimostrato l’esistenza di un muro di omertà che coinvolge la Pubblica Amministrazione”.
A cura di Davide Falcioni
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"I miei assistiti non possono che esprimere soddisfazione per l'apertura della nuova inchiesta sui fatti di Rigopiano". Sono le parole di Romolo Reboa, avvocato di alcuni familiari delle vittime del disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola, commentando la notizia di una nuova inchiesta, frutto della denuncia dell'ex capo della Squadra mobile, nella quale sono indagati tre vertici dei carabinieri forestali.

"Quello che lascia perplessi in tutta questa grave vicenda è che non risultano atti di indagine interna da parte della Protezione Civile, del Ministero dell'Interno, della Regione Abruzzo e della Provincia di Pescara – prosegue Reboa – I fatti di depistaggio hanno dimostrato l'esistenza di un muro di omertà che coinvolge la Pubblica Amministrazione, la quale avrebbe il dovere di dimostrare alle vittime che lo vuole rimuovere e non che le istituzioni sono un comodo rifugio per mele marce. Lo ha fatto l'Arma dei Carabinieri nel caso Cucchi – aggiunge il legale – e aspetto di leggere le ordinanze in tal senso, in particolare da parte di chi è stato da poco eletto, anche nella speranza che scopra il coperchio di un passato ove gli organi politici esercitavano la funzione amministrativa e, poi, si sono nascosti dietro la stessa per occultare le proprie responsabilità".

Riguardo l'inchiesta Reboa rileva che "la meritoria opera del giornalismo d'inchiesta, unita alle indagini difensive fatte dagli avvocati, ha portato a scoprire che, nella vicenda, non vi sono stati solo dei fatti di depistaggio, ma una riunione carbonara per pianificarlo cui hanno partecipato funzionari di vertice". Proprio Reboa, per conto del suo assistito Gianluca Tanda, fratello della vittima Marco Tanda, il 29 dicembre scorso "ha depositato una denuncia querela nella quale si chiede di accertare la posizione di ulteriori soggetti rispetto ai tre appartenenti all'Arma dei Carabinieri sotto indagine e non dubito, avendo avuto modo di apprezzare l'operato dei pm Serpi e Papalia, che essi valuteranno con attenzione anche tale atto".

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