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Rifiuti tossici delle concerie nascosti dalla ‘ndrangheta sotto le strade in Toscana

Rifiuti tossici smaltiti nascondendoli sotto le strade della Toscana durante i lavori di realizzazione di arterie stradali, che erano sotto il loro controllo, e solo uno dei reati emersi nell’ambito di una articolata indagine condotta dai carabinieri di Firenze, coordinati dalla locale Dda, che ha portato a 23 arresti stroncando più attività criminali riconducibili alla ‘ndrangheta infiltratasi nell’intera Toscana.
A cura di Antonio Palma
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Rifiuti contaminati e tossici smaltiti nascondendoli sotto le strade della Toscana durante i lavori di realizzazione di arterie stradali, che erano sotto il loro controllo, ma anche traffico di droga ed estorsione, sono solo alcuni dei reati emersi nell’ambito di una articolata indagine condotta dai carabinieri di Firenze, coordinati dalla locale Dda, che ha portato a 23 arresti stroncando più attività criminali riconducibili alla ‘ndrangheta infiltratasi nell'intera Toscana. Uno dei principali filoni dell’inchiesta è riconducibile proprio all’illecito smaltimento dei rifiuti delle concerie. In particolare alla gestione di rifiuti reflui e fanghi industriali prodotti nel distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa.

Circa 8.000 tonnellate di rifiuti sotto la strada regionale

Secondo questo filone dell’inchiesta, che ha portato all’arresto di sei persone tra Toscana, Calabria e Umbria, le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati ‘Keu', cioè altamente inquinanti, sarebbero state miscelate con altri materiali e riutilizzate in attività edilizie sotto il controllo di aziende riconducibili alle cosche di ‘ndrangheta. Circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati sarebbero così stati usati nella realizzazione del V lotto della Strada regionale 429 Empolese-Valdelsa. Secondo la Dda di Firenze, è di particolare rilievo la circostanza che il titolare dell'impianto di trattamento abusivo di materiali riciclati dai reflui e dai fanghi delle concerie di Santa Croce sull'Arno (Pisa), "fosse in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione del V lotto della Strada regionale 429 Empolese-Valdelsa". Grazie a questi contatti sarebbe avvenuto l‘illecito smaltimento dei rifiuti.

La ‘ndrangheta in Toscana e il controllo delle aziende del movimento terra

Questo episodio, secondo i carabinieri, ha confermato il collegamento con un altro filone di indagine sulla ‘ndrangheta in Toscana relativo al controllo delle aziende del movimento terra in più province toscane, mediante estorsioni e illecita concorrenza tramite violenza o minacce. Elementi della cosca Gallace infatti avevano assunto il controllo di alcune ditte del settore attraverso condotte estorsive e ne avrebbero poi sfruttato i lavori per infiltrarsi in importanti commesse pubbliche in Toscana e poi disfarsi di ingenti quantitativi di rifiuti contaminati. Le condotte criminali sono state attuate a carico di diversi imprenditori e tecnici di settore in relazione alla fornitura di materiale per i lavori da eseguire. Inoltre, sotto indagine ci sono legami, che gli investigatori definiscono "di comodo" con la "pubblica amministrazione aretina (Consorzio Bonifica Valdarno) per l'assegnazione diretta di lavori per importi contenuti (sotto soglia), su cui sono in corso approfondimenti".

Il traffico di droga attraverso il porto di Livorno

Un altro filone ha riguardato il narcotraffico internazionale che ha portato al sequestro totale di circa 191 chili di cocaina tra il 2017 e il 2019 nel cui contesto è maturato a cura dei carabinieri di Livorno e del Ros l'arresto del latitante Francesco Riitano nell'agosto 2019.  L’inchiesta  ha portato all'esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare, per un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace. Sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altro, nonché associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, favoreggiamento, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall'avere agevolato la cosca Gallace. L'approvvigionamento di cocaina da parte della cosca e la successiva distribuzione in Toscana ruotava attorno al porto di Livorno.

Indagata sindaca di Santa Croce sull'Arno

Nell'ambito dell'inchiesta anche il sindaco di Santa Croce sull'Arno (Pisa), nonché presidente del consorzio tecnologico conciario Po.Te.Co, Giulia Deidda, è indagata con l'accusa di associazione a delinquere per presunti reati di traffico di rifiuti e inquinamento relativi allo smaltimento di fanghi delle concerie. L'inchiesta dei carabinieri è connessa a indagini su infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana e sul coinvolgimento di alcuni esponenti dell'Associazione Conciatori di Santa Croce. Per la Dda di Firenze, Giulia Deidda avrebbe favorito un gruppo criminale nominando i consulenti in materia ambientale tra quelli graditi al consorzio Aquarno, ente finito al centro delle indagini. Sempre per la Dda, Giulia Deidda si sarebbe impegnata in prima persona per fare in modo che, ai vertici degli enti di controllo sulle attività dell'impianto di depurazione dello stesso consorzio Aquarno, fossero nominate persone gradite ai conciatori.

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