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Riccardo Branchini, la mamma scrive alla Regione Marche: “Chiedo aiuto, sfangamento della diga può darmi risposte”

La mamma di Riccardo Branchini, Federica Pambianchi, ha scritto una lettera al presidente della Regione Marche per chiedere che lo sfangamento della diga del Furlo non sia rimandato ancora. “Vivo con il dubbio atroce che mio figlio possa essere lì”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Mi chiamo Federica Pambianchi e sono la madre di Riccardo Branchini, un ragazzo di 19anni scomparso il 13 ottobre 2024 nei pressi della Diga del Furlo, in provincia di Pesaro-Urbino". Inizia così la lettera della madre di Riccardo Branchini, scomparso ormai un anno e due mesi fa. Del giovane non si hanno più notizie: la madre, come ha raccontato in un'intervista a Fanpage.it, ha continuato a verificare le segnalazioni di avvistamento ricevute dopo la scomparsa, ma nessuna ha mai portato al 19enne.

Il dubbio di Pambianchi è che Riccardo possa essersi gettato nella diga del Furlo e che il suo corpo sia rimasto lì, coperto dal fango e dai detriti che non sono mai stati rimossi. Per questo ha scritto una lettera al Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, per chiedere quanto prima lo sfangamento della diga, in programma per questioni ambientali da diversi anni, ma sempre rimandato.

"Da quel giorno la mia vita si è fermata – scrive Pambianchi -. Vivo in un limbo doloroso, sospesa tra il bisogno di verità e il terrore dell’incertezza. Riccardo ha lasciato la sua auto regolarmente parcheggiata vicino alla diga, con all’interno tutti i suoi effetti personali: il portafoglio con i documenti e i soldi, il cellulare, le chiavi di casa, lo zaino, i vestiti riposti in modo disordinato, una cintura a forma di cerchio sul sedile posteriore e le scarpe sotto il sedile. Se ne sarebbe andato solo in calzini e mutande, lasciando ogni cosa indietro. Non ha ritirato soldi dal conto, né ha mai più fatto accessi a nulla. La Procura di Urbino e la Prefettura hanno fatto ogni sforzo possibile per ritrovarlo:squadre specializzate, sommozzatori, unità cinofile, droni e sonar. Ma la presenza imponente di fango nella diga ha impedito una visibilità chiara. I sonar non hanno rilevato un corpo, ma nessuno ha potuto darmi la certezza che Riccardo non sia lì".

"Lo sfangamento ambientale della diga, già progettato dal 2021, rappresenta oggi per me molto più di un intervento tecnico. – continua Pambianchi nella lettera – È l’unico modo per ottenere una risposta definitiva. Finché quel fondo non verrà ripulito, io vivrò nella più atroce delle angosce: il dubbio che mio figlio sia lì sotto, invisibile e silenzioso, mentre il tempo scorre e la decomposizione potrebbe cancellare per sempre ogni possibilità di verità".

"So che lo sfangamento è un intervento complesso e che coinvolge dinamiche ambientali e amministrative, ma oggi le parlo non come cittadina ma come madre. Le chiedo, con tutta la dignità e la forza che mi restano, di non rimandare oltre. Le chiedo di ascoltare questo dolore e di aiutarmi a chiudere questa ferita con una risposta, qualunque essa sia. La prego di essere al mio fianco, di darmi voce, di sostenere concretamente la richiesta di procedere quanto prima con questo intervento, già previsto, già pianificato, ma mai realizzato".

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