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Guerra in Ucraina

Riccardi (Sant’Egidio) a Fanpage.it: “Tra Russia e Ucraina c’è ancora margine per le trattative”

Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio spiega a Fanpage.it che si può ancora intervenire per fermare la guerra in Ucraina e chiede una maggiore unità europea.
A cura di Giacomo Andreoli
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"C'è obiettivamente margine per le trattative: credo che la pace debba essere trovata attorno al tavolo da ucraini e russi". Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, nell'intesa per fermare la guerra in Ucraina ci crede ancora. Questo nonostante il secondo round di incontri tra i delegati di Kiev e Mosca sia stato rimandato. Ai microfoni di Fanpage.it, l'ex ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione nel governo Monti, dice che non c'è più tempo da perdere e auspica interventi dell'Europa e dell'Occidente non a favore della guerra, ma della via diplomatica.

Riccardi si definisce "un pacificatore" e argomenta che il nostro Paese, come tutto il mondo occidentale, negli anni passati ha sottovalutato "il valore della pace e il rischio della guerra". Ora, quindi, chiede di non perdere tempo: niente più vite umane perdute e accelerazione da parte di tutti per tornare a trattare. "La pace– sentenzia- non arriva con la vittoria di una parte sull'altra".

Per questo, per il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, serve un ruolo forte dell'Unione europea. "La grande notizia di questi giorni– ricorda- è il riarmo della Germania, poi c'è l'impegno di parecchi Paesi occidentali Nato nel fornire armi di vario tipo". Il problema, però, "è che mancano una politica estera comune e uno strumento di difesa comune, perché la nostra Europa dà soldi e armi, ma è incapace di realizzare una politica comune e di avere un esercito comune".

Quanto al ruolo dell'Italia, secondo Riccardi è quello di accogliere i profughi. La Comunità di Sant'Egidio sta aiutando ucraini in fuga con i suoi presidi in Slovacchia, in Polonia e in Ungheria. Ben presto, spiega Riccardi, "saranno molti gli ucraini che verranno in Italia, però c'è un clima di molta simpatia e accoglienza".

L'ex ministro per la cooperazione si dice poi convinto che ci sia una maturazione dei cittadini italiani, "che hanno smesso di credere a quelli che gridano all'allarme e hanno cominciato invece a guardare in faccia la realtà, a partire dalle donne e i bambini che arrivano". Per questo ci sarebbe molta consapevolezza nel capire che c'è bisogno di aprire le case e le istituzioni all'accoglienza.

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