Reggio Emilia, bimbo morto dopo circoncisione in casa: i genitori patteggiano la condanna

È finito con un patteggiamento per tutti e tre gli imputati il processo sulla morte di un bimbo di appena tre mesi, deceduto poche ore dopo essere stato sottoposto alla circoncisione in casa a Reggio Emilia il 10 novembre del 2018. A riferirlo la stampa locale, che ricorda che gli imputati erano i genitori del piccolo, un 47enne e una 41enne, entrambi ghanesi, che dovevano rispondere dell'accusa di omicidio colposo aggravato e omissione di soccorso insieme a un connazionale di 41 anni, operaio di professione, residente a Modena, accusato anche di esercizio abusivo della professione.
Come da tradizione nel loro paese di origine i genitori avevano deciso di sottoporre il figlio all'operazione, chiamando il ‘finto chirurgo' (anche per risparmiare sul costo rispetto alla tariffa applicata in una struttura sanitaria), persona riconosciuta nella comunità africana per questo tipo di intervento, che però andò in modo drammatico visto che il piccolo morì per una gravissima emorragia.
Ieri in tribunale a Reggio Emilia, davanti al gruppo Andrea Rat, gli avvocati difensori (Giuseppe Caldarola per i genitori, Daniela Goldoni e Riccardo Gatti per il circoncisore) hanno patteggiato la pena – per tutti e tre sospesa – col pubblico ministero Iacopo Berardi: un anno per il padre, un anno e sei mesi per la madre e un anno e undici mesi per l'operaio. Per la madre il giudice ha ravvisato una questione di "distanza culturale", senza però ritenerla fondamentale per il verdetto. Sei mesi dopo questa vicenda se ne verifica un'analoga, sempre in provincia di Reggio Emilia. Tra il 22 e il 23 marzo 2019 un bimbo di cinque mesi – sempre ghanese – morì all'ospedale Sant'Orsola di Bologna dov'era arrivato da Scandiano in condizioni disperate per una circoncisione praticata in casa dai genitori, indagati dalla Procura per omicidio colposo.