Rapì neonata a Cosenza, nuova perizia psichiatrica per Rosa Vespa. La difesa: “Accolta nostra richiesta”

Verrà sottoposta a giudizio immediato Rosa Vespa, la 51enne che la sera del 21 gennaio scorso rapì una neonata di appena un giorno da una clinica privata di Cosenza. Questo sarà tuttavia condizionato a una nuova perizia psichiatrica.
È quanto disposto dalla giudice per le indagini preliminari di Cosenza Letizia Benigno, al termine dell'udienza svoltasi oggi, lunedì 29 settembre. La gip ha accolto la richiesta della difesa della 51enne.
"Con il giudizio abbreviato il giudice dovrebbe decidere allo stato degli atti ma in questo momento sono presenti le consulenze della difesa e del pubblico ministero che giungono a conclusioni diametralmente opposte", spiega a Fanpage.it l'avvocata Teresa Gallucci.
"Quindi, abbiamo chiesto la nomina di un perito che accerti definitivamente la capacità di intendere e volere della signora Vespa", ha aggiunto la legale. Il prossimo 27 ottobre è fissata l'udienza per il conferimento dell'incarico al perito, al momento la 51enne resta agli arresti domiciliari.
"Riteniamo che il termine che si prenderà il consulente, accettando l'incarico, non sarà brevissimo. Poi, in base alle risultanze, ci sarà ovviamente il giudizio abbreviato", conclude Gallucci.
"Noi ci siamo opposti alla perizia perché riteniamo, per Cassazione, la consulenza tecnica del consulente del pm non equiparabile a quella della parte", ci ha spiegato l'avvocata Chiara Penna, che difende gli interessi della famiglia della bimba rapita.
"Il pm, nel momento in cui ha deciso di espletare la consulenza, l'ha fatto nell'interesse di Rosa Vespa, è un pubblico ufficiale che coadiuva la Procura. La ritenevamo autorevole e sufficiente ma sapevamo che il gip avrebbe disposto la perizia e per noi non è assolutamente un problema, abbiamo depositato da mesi le nomine delle nostre consulenti", osserva.
"Abbiamo inoltre chiesto la costituzione di parte civile dei nonni della bimba, la difesa si è opposta ritenendo che non fossero legittimati a chiedere di entrare nel processo come danneggiati. Invece, sono stati riconosciuti come soggetti che avevano il diritto di intervenire e la richiesta è stata accolta", aggiunge Penna.
Rosa Vespa è accusata di sequestro di persona con l'aggravante di aver agito in un luogo tale da ostacolare la privata difesa e per aver commesso il fatto in danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie.
La 52enne si era fatta accompagnare dal marito Moses Omogo, di 43 anni – la cui posizione è stata stralciata e presumibilmente verrà archiviata – per andare a prendere in clinica "Natan", il bambino che aveva detto di avere partorito alcuni giorni prima.
La donna, come hanno ricostruito poi gli investigatori della Squadra mobile, aveva simulato una gravidanza per 9 mesi, agevolata anche dalla sua corporature robusta. Poi era andata a "partorire" da sola adducendo al marito ed ai familiari tutta una serie di scuse per non far vedere loro il nascituro.
Tutti le avevano creduto in buona fede, anche Omogo che, infatti, era stato scarcerato subito dopo l'interrogatorio di garanzia seguito all'arresto in flagranza insieme alla moglie. Quella sera, spacciandosi per infermiera, Vespa aveva prelevato la piccola che era insieme alla mamma e alla nonna.
Il sistema di videosorveglianza interna aveva comunque ripreso marito e moglie che poi si erano allontanati a bordo dell'auto intestata a Omogo. Gli agenti della Mobile erano giunti in poco tempo all'abitazione della coppia trovando i due intenti a festeggiare con parenti e amici l'ingresso in casa di "Natan".
La piccola era tornata tra le braccia dei genitori dopo tre ore di ansia.