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Rajae Bezzaz entrò nel palazzo per una inchiesta: chiesto processo per inviata Striscia Notizia

L’inviata accusata di violazione di domicilio aggravata perché si era introdotta all’interno di uno stabile contro l’espressa volontà della proprietaria. Rajae Bezzaz si stava occupando di una inchiesta televisiva sui centri Dermes Italia che però ora è al centro di una indagine giudiziaria della procura di Torino perché sarebbe stata incoraggiata da rivali dell’azienda per screditarla e chiedere soldi.
A cura di Antonio Palma
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Rischia il processo Rajae Bezzaz, inviata della trasmissione tv di Canale 5 Striscia La Notizia. La Procura di Torino infatti ha chiuso le indagini sull'intricato caso delle inchieste televisive sui centri Dermes Italia e ha chiesto il rinvio a giudizio per l'inviata con l'accusa di violazione di domicilio aggravata dalla violenza. I fatti contestati a Bezzaz risalgono all'11 gennaio dell'anno scorso quando la donna, nell'ambito di un delle sue inchieste,  si era introdotta all'interno di uno stabile, sede di uno dei centri tricologici dell'azienda, "contro l'espressa volontà" di Marilena Puzone, amministratore unico della Dermes. Un condotta nella quale, secondo il sostituto procuratore del capoluogo piemontese Stefano Castellani, titolare dell'indagine, si  ravviano gli estremi di un reato.

L'inviata di Striscia la Notizia quindi il 13 novembre prossimo dovrà presentarsi davanti al giudice per le udienze preliminari di Torino Luca Fidelio che deciderà se rinviarla  a processo  o stralciare il suo caso. La posizione di Rajae Bezzaz infatti è connessa a un intricato caso di battaglia commerciale scorretta  in cui alcuni concorrenti dei centri Dermes avrebbero dato vita a una campagna diffamatoria coinvolgendo infine anche la trasmissione tv e l'inviata che però erano all'oscuro di tutto.

Nella stessa richiesta, infatti, il pm torinese ha chiesto il giudizio immediato anche per Fabio Zulian, ex manager della Dermes che al termine del rapporto di lavoro aveva dato vita a una società rivale, per l'imprenditore marchigiano Marco Casoni e per un sedicente agente dei servizi segreti, Paolo Pangrazi. Per i tre le accuse sono di truffa, tentata truffa e accesso abusivo a rete informatica. Secondo l'accusa i tre avevano architettato tutto per rovinare l'azienda concorrente e poi avevano avvicinato il fondatore Vito Antonio Russo chiedendo denaro per mettere fine alla campagna mediatica da loro alimentata anche con documenti falsi.  La Procura invece ha chiesto l'archiviazione la querela (per diffamazione) contro Barbara D'Urso per alcuni servizi del programma di Mediaset Domenica Live. L'avvocato della Dermes Italia e di Russo, Maurizio De Nardo, si è opposto alla richiesta di archiviazione.

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