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Ragazzina di 11 anni circondata dal branco, picchiata e filmata: “Video sui social per umiliarla”

A denunciare l’accaduto è stata la madre, a cui la minore si è rivolta subito dopo essere tornata a casa, che ha provveduto ad accompagnare l’undicenne in pronto soccorso di Foligno dove le hanno dato sette giorni di prognosi: “Questo non è un ‘semplice’ litigio tra ragazzini. Questo è bullismo, è violenza, è sopraffazione”
A cura di Antonio Palma
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Una tranquilla passeggiata pomeridiana nel centro della propria città si è trasformata in un incubo per una ragazzina umbra di appena 11 anni, circondata improvvisamente da un branco di giovanissimi a Foligno e quindi picchiata e filmata per essere poi derisa sui social dove è stato pubblicato il video. A denunciare l’accaduto è stata la madre, a cui la minore si è rivolta subito dopo essere tornata a casa, che ha provveduto ad accompagnare l’undicenne in pronto soccorso dove le hanno dato sette giorni di prognosi.

“Nessun genitore dovrebbe vivere quello che sto vivendo e nessuna bambina dovrebbe subire ciò che ha subito lei” ha dichiarato la donna, raccontando la vicenda al Corriere dell’Umbria. Stando la sua ricostruzione, la figlia era uscita con un’amica per incontrarsi con altre due coetanee in piazza. Ad un certo punto la convincono a spostarsi in una zona più isolata dove un bambino “inizia a chiedere più volte a un’altra bambina se poteva picchiare mia figlia”. Quindi gli spintoni che la buttano a terra e l’aggressione.

“Viene messa contro un muro, mentre un gruppo di ragazzini e ragazzine, circa una decina, la circonda. Alcuni iniziano a riprendere la scena con il cellulare, ridendo. Ogni parola che prova a dire, le costa uno schiaffo in faccia. Alla fine, una delle bambine le stringe il collo e la scaraventa a terra” ricostruisce la madre che ha presentato regolare denuncia ai carabinieri.

L’intera scena, ripresa coi cellulari, è stata infine pubblicata sui social dove l’undicenne è stata derisa. “Questo non è un ‘semplice’ litigio tra ragazzini. Questo è bullismo, è violenza, è sopraffazione. È un segnale che qualcosa si è rotto, nei legami tra educazione, socialità e responsabilità. Chi ha ripreso? Chi ha riso? Chi ha guardato senza intervenire? Vorrei che si accendesse un riflettore. Perché le istituzioni scolastiche e sociali non minimizzino. Perché gli adulti parlino con i propri figli. E perché nessuna bambina debba sentirsi sola, umiliata, o in pericolo, nel centro della propria città” ha concluso la madre.

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