“Questi 50 euro sono per un bimbo”, ma era un pedofilo: 79enne trovato con migliaia di file pedopornografici

A insospettire la dipendente di un punto di trasferimento di denaro a Ravenna erano stati soltanto quei 50 euro che un uomo di 79 anni insisteva per inviare in Perù. Una somma modesta, presentata come un contributo per le "cure mediche di un bambino". Ma l’anziano non sapeva fornire alcun dettaglio sul presunto destinatario: né nome, né età, né alcuna informazione utile. Quando la donna, per aiutarlo a completare l’operazione, ha preso in mano il telefono per recuperare i dati dalla chat, si è trovata davanti tutt’altro: immagini esplicite, inequivocabili, che ritraevano minori in atti sessuali. In quell’istante ha compreso la gravità della situazione e ha contattato in modo discreto la Questura.
Nel giro di pochi minuti sono arrivate sul posto le Volanti, affiancate dagli specialisti della sicurezza cibernetica. Da remoto, gli agenti del Cosc hanno guidato le verifiche immediate sul dispositivo dell’uomo. Lo smartphone e alcune sim card sono stati sequestrati e, tra le conversazioni e la galleria, gli investigatori hanno rinvenuto centinaia di file pedopornografici: circa 800 secondo il provvedimento del Gip, oltre un migliaio nelle prime ricognizioni degli agenti. Foto e video raffigurano bambini e preadolescenti coinvolti in atti sessuali, in alcuni casi insieme ad adulti. Una quantità tale da escludere qualsiasi contingenza o contatto occasionale.
L’uomo, originario di Enna ma residente da anni nel Ravennate, è stato arrestato sul posto. Oltre alla detenzione di materiale pedopornografico, gli viene contestata la recidiva reiterata specifica: numerosi precedenti, alcuni dei quali risalenti a periodi precedenti all’era digitale. Assistito dall’avvocato Francesco Papiani, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. L’età avanzata, osserva il giudice nell’ordinanza, non rappresenta un elemento attenuante: per il Gip Federica Lipovscek, esiste un concreto pericolo di reiterazione, confermato dalla natura del materiale trovato e dal contenuto delle chat.
Secondo il provvedimento, il tentativo di inviare denaro in Perù non aveva alcuna finalità sanitaria o solidale: sarebbe invece parte di un meccanismo di scambio finalizzato all’ottenimento di ulteriori contenuti pedopornografici. Le conversazioni individuate sul telefono suggeriscono un traffico più ampio, in cui piccoli pagamenti fungono da accesso o compenso per immagini e video.
Dopo l’arresto, gli agenti hanno eseguito anche una perquisizione nell’abitazione del pensionato. Non sono stati trovati altri dispositivi: tutto sembrerebbe ruotare intorno allo smartphone sequestrato, che diventa così il fulcro dell’inchiesta. Il Gip ha convalidato l’arresto e disposto la misura più restrittiva possibile per un uomo di quell’età: detenzione domiciliare con divieto di comunicare con chiunque non sia convivente.
Al termine della valutazione, il giudice ha dichiarato la propria incompetenza territoriale, trasferendo il fascicolo al Tribunale di Bologna, competente per la prosecuzione dell’indagine. Gli atti sono stati trasmessi al pubblico ministero per gli sviluppi successivi, mentre per domani è fissata l’udienza di convalida.