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Quel bacio tra uomini di fronte a Papa Prevost: che sia l’inizio di un nuovo rapporto tra Chiesa e comunità LGBT

Mentre gli occhi di tutto il mondo erano fissi sul nuovo papa, Leone XIV, una delle decine di telecamere presenti in piazza San Pietro hanno ripreso una coppia di giovani uomini che si baciavano nella folla: è la prima volta che in un evento solenne e popolare insieme come l’elezione di un pontefice si inserisce con così tanta naturalezza un bagliore di mondo secolare.
A cura di Jennifer Guerra
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Mentre gli occhi di tutto il mondo erano fissi sul nuovo papa, Leone XIV, affacciato al balcone di San Pietro, una delle decine di telecamere presenti in piazza per un attimo hanno ripreso una coppia di giovani uomini che si baciavano nella folla. Potevano essere due fedeli, oppure semplicemente due persone che hanno voluto partecipare a questo momento storico. Poteva essere un gesto di protesta o di rivendicazione. Non possiamo saperlo. Ma possiamo dire con sicurezza che è la prima volta che in un evento solenne e popolare insieme come l’elezione di un pontefice si inserisce con così tanta naturalezza un bagliore di mondo secolare.

Il predecessore nel nome di papa Prevost, Leone XIII, fu il primo pontefice a essere ripreso da una telecamera. L’autore della Rerum Novarum, l’enciclica della dottrina sociale della Chiesa, aveva prefigurato l’importanza che le immagini avrebbero assunto, anche nella comunicazione religiosa. E se bisognerà aspettare quasi trent’anni dalla sua morte prima che papa Pio XI commissionasse a Guglielmo Marconi la costruzione della prima stazione radiofonica del Vaticano, già Leone XIII sapeva che le immagini sono ancora più potenti quando sono riproducibili. Ed è proprio intorno a questa immagine che si può costruire il volto della società di fronte a cui inizia questo nuovo pontificato.

Questo fotogramma rappresenta esattamente l’opposto di come la Chiesa ha affrontato – o meglio, si è rifiutata di affrontare – finora il tema dell’omosessualità. L’ha relegata a fenomeno estremo, sia nelle sue manifestazioni che nella sua frequenza, descrivendo gli atti omosessuali nei termini di “gravi depravazione” e “intrinsecamente disordinati”: sono queste infatti le parole che fanno ancora saldamente parte del catechismo della Chiesa Cattolica, che non è stato minimamente scalfito dal pontificato di Bergoglio, sebbene sia stato definito tanto dai suoi oppositori quanto dai suoi sostenitori un “papa aperto”, addirittura un “papa LGBTQ+”.

Quando nel 2023 Francesco ripeté queste parole in un’intervista alla Associated Press, il gesuita statunitense James Martin, impegnato nella pastorale LGBTQ+, gli scrisse una lettera, chiedendogli di chiarire meglio cosa voleva dire. Il papa rispose agli interrogativi di padre Martin, ribadendo che questi aggettivi non si riferiscono all’omosessualità o alle persone omosessuali, ma soltanto agli atti sessuali che compiono. Il chiarimento di Bergoglio, lungi dall’essere un’apertura, di fatto non faceva altro che confermare l’idea che chiunque condivida questo orientamento sessuale viva in una condizione estrema, eccezionale, “contro natura”, in una esposizione perenne al rischio di commettere peccato.

Bergoglio ha paragonato lo statuto gli atti omosessuali al sesso fuori dal matrimonio, ma la differenza profonda e innegabile è che se questi ultimi non sono di certo accettati, sono almeno previsti. Nessun membro della Chiesa cattolica crede che nel 2025 la maggior parte delle coppie eterosessuali arrivi illibata al matrimonio. Le idee della Chiesa sull’affettività e sul sesso sono molto cambiate negli ultimi anni, prevedendo ad esempio che marito e moglie possano fare sesso anche per piacere. Sono cambiamenti che si sono resi necessari di fronte alle evoluzioni della società e dello stile di vita. E, nel 2025, può succedere che una coppia di uomini si dia un bacio davanti al nuovo papa.

Oggi il discorso sulla Chiesa intorno all’omosessualità è infestato da una profonda matrice non più tanto religiosa, ma ideologica e politica. Quello che viene chiamato “gender” è considerato una presenza distruttrice e manipolatrice, che si infiltra nella società con la volontà di sovvertire l’ordine divino. È una teoria del complotto, che offusca ogni possibile discorso di apertura, ed è proprio ciò che ha reso così ambigua l’azione di Francesco sui temi dei diritti civili: da un lato predicava la tolleranza, dall’altro parlava del “gender” come un mostro assetato di sangue. Com’è possibile accettare l’omosessualità dei credenti se ogni persona LGBTQ+ diventa portatrice di un progetto radicalmente anti-cristiano?

Sicuramente qualcuno avrà visto quel bacio in tv e avrà pensato: “Ecco! Ora il gender pure in Vaticano!”. Ma la realtà è che quando si parla di ideologia gender si parla di questo: persone che semplicemente vivono la propria vita come tutte le altre. E che attraversano gli spazi che attraversano tutti gli altri, anche se non sono previste. E che magari quella fede cattolica la professano davvero.

Non conosciamo ancora le posizioni di Prevost sul “gender”. Le ricostruzioni di queste ore si basano soltanto su qualche tweet e, in un certo senso, è una buona cosa che si faccia fatica a trovare sue dichiarazioni: significa che il tema non l’ha ossessionato più di tanto. E questo è un buon punto di partenza. Magari, riguardando il video dell’Habemus Papam si accorgerà anche lui di questo dettaglio. E anziché appoggiarsi al rumore di fondo sul gender, ripenserà a quello che lui stesso diceva in quel momento dal balcone: costruire un ponte.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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