Prof palpa il seno “solo con i palmi” a una studentessa e viene assolto: “Fallimento, non solo per le vittime”

"Sul piano del merito della sentenza è chiaro che se il giudice dice: ‘Io la vedo così', noi possiamo andare in Appello e vedere se la Corte la pensa come il giudice di primo grado. Ma la cosa grave, che forse non è emersa, è che la maggior parte dei reati oggetto di questo processo, tranne quelli di cui è stata vittima la mia assistita, sono andati in prescrizione".
"Perché? Perché questo processo è durato praticamente 9 anni. E un processo di primo grado non può durare così tanto. La prima udienza è stata fatta a novembre 2016, l'ultima il 25 febbraio scorso. Questo è un fallimento pieno e non solo per le vittime che devono aspettare 9 anni senza, tra l'altro, avere soddisfazione".
A parlare a Fanpage.it, esprimendo tutto il suo disappunto, è l'avvocato Amilcare Impallari.
Il legale ha difeso due delle sette studentesse che hanno denunciato per violenza sessuale e molestie il professor Santo Torrisi, 68 anni, ex docente del corso universitario di "Tecniche di fisiopatologia, cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare" presso l’Università di Catania e coordinatore del personale tecnico, per episodi avvenuti tra il 2010 e il 2014 nell’ospedale ‘Ferrarotto'.
Il 68enne è stato assolto da tre giudici del Tribunale penale di Catania lo scorso 25 febbraio e le motivazioni, depositate di recente, stanno facendo discutere.
Si legge infatti che, secondo il collegio presieduto dal giudice Salvatore Palmieri, non sarebbero stati portati elementi sufficienti a dimostrare che le azioni messe in atto dal professore fossero ascrivibili al reato di violenza sessuale, pur riconoscendo un "comportamento predatorio e ossessivo nei confronti delle studentesse".
I giudici hanno stabilito, per esempio, che in uno dei tanti episodi descritti, non avendo il professore "appoggiato i palmi al seno" della ragazza senza "una pressione particolare delle mani", apparirebbe "poco verosimile che, volendole palpare una zona erogena, il docente non abbia fatto alcuna allusione sessuale".
Per il tribunale, inoltre, il professore avrebbe messo in atto tale gesto solo perché "voleva fermarla per farle gli auguri" e "non avrebbe utilizzato le dita per palpare". E queste sono solo alcune delle frasi riportate nella sentenza.
Come sottolinea il legale, in alcuni momenti del processo è stato chiesto a parti offese e testimoni di descrivere con maggiore precisione le situazioni in cui si sono trovate o a cui hanno assistito e le azioni del professore. Ma sono passati 9 anni dalla prima udienza, più di 10 dal periodo in cui sarebbero avvenuti i fatti.
"Quando cambiano 10-12 collegi, con giudici diversi, presidenti diversi, possono sfuggire anche solo le espressioni dei testimoni. Queste sono un elemento importante in un processo, soprattutto per capire la famosa "credibilità" del teste, di cui si è parlato tanto", precisa Impallari.
"Il verbale non riesce a restituire la faccia del testimone, cosa dice e come lo dice. In questo caso c'è stata una grave carenza, ma capita anche in altre occasioni. E io credo che si parli poco o male del fatto che la giustizia è troppo lenta e questo può influire sul fatto che spesso poi la giustizia non ci sia proprio, alla fine", aggiunge il legale.
"Non può funzionare così, sia per le vittime di violenza sessuale che in generale. Non possono durare così a lungo i processi, poi la gente giustamente perde fiducia e che risposte dà lo Stato?".
Le studentesse hanno raccontato di continuo contatto fisico non richiesto da parte del professore, che rappresentava un'autorità nel loro percorso accademico, abbracci e baci molesti, apprezzamenti alla loro estetica e frasi molto pesanti.
Come si legge nella sentenza, una delle vittime ha riferito di essersi sentita dire dal docente che "per guadagnarsi la sua piena fiducia avrebbe dovuto subire un rapporto sessuale con lui ("Doveva solo entrare dentro, anche senza muoversi")".
Parole e comportamenti molto gravi che, in tutto il testo del dispositivo, vengono spesso definiti "complimenti". "Io da donna sarei profondamente offesa", ha commentato il legale.
"E non è un'opinione solo mia o sua. – aggiunge – Ho passato molto tempo a leggere vari commenti sui social e altre decine, se non centinaia, di persone si sono dette schifate. Inoltre, questo apre una strada pericolosissima".
"In questo modo domani mattina il datore di lavoro o il primario dell'ospedale o l'avvocato dello studio può dire ciò che vuole alle colleghe donne, anche quelli che vengono definiti "complimenti pesanti" ma che non verranno riconosciuti come reato".
"E in aula è stato anche chiesto: ‘Come si è avvicinato? Perché se è stato dato un bacio sulla guancia era solo un bacio d'affetto, se ha tentato di baciarla con la lingua, invece…'. Quanto accaduto però non sarebbe stato sufficientemente provato, perché la vittima non avrebbe descritto bene come è avvenuta la palpata. – conclude il legale – È assolutamente inaccettabile".