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Rigopiano, la madre di Feniello picchia l’ex sindaco: “Era felice al bar e l’ho preso a pugni”

L’aggressione a Massimiliano Giancaterino da parte di Maria Perilli, madre di Stefano Feniello, è avvenuta al bar dlen Tribunale di Pescara durante una pausa del Processo. “È stato lui a firmare la condanna a morte di mio figlio ed era al bar allegramente” ha spiegato la donna che è moglie di Alessio Feniello, l’uomo sotto processo  per aver violato i sigilli dell’area dove è  morto il figlio.
A cura di Antonio Palma
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Momenti di tensione nella mattinata di venerdì al Tribunale di Pescara durante una pausa della seconda udienza preliminare del processo sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola costato la vita 29 persone. L'ex sindaco del comune abruzzese Massimiliano Giancaterino è stato aggredito e picchiato da un familiare di una delle vittime del disastro mentre stava prendendo un caffè nel bar presente all'interno del Palazzo di giustizia di Pescara. "Stavo prendendo un caffè con i miei avvocati, quando sono stato aggredito. Non so da chi ma era una donna" ha spiegato il diretto interessato, sindaco in carica al momento dei fatti e per questo imputato nel procedimento giudiziario sulla tragedia insieme ad altre 24 persone. "Mi ha picchiato, mi ha riempito di botte. Sporgeremo sicuramente querela" ha aggiunto Giancaterino.

Come riportato dai tanti testimoni sul posto, ad aggredire l'ex sindaco di Farindola è stata Maria Perilli, madre  di Stefano Feniello, il 28enne di origine salernitane, rimasto intrappolato per sempre tra le rovine dell'hotel e moglie di Alessio Feniello, l'uomo sotto processo per aver violato i sigilli dell'area dove è morto il figlio. La donna ha sorpreso l'ex primo cittadino alle spalle prendendolo a pugni e schiaffi fino a quando Giancaterino è caduto a terra. "Hai firmato la condanna a morte di mio figlio" avrebbe urlato la donna in quei concitati momenti dell'aggressione prima di essere fermata e portata via dagli altri presenti. Sul posto subito dopo sono accorse le forze dell'ordine che hanno identificato i presenti, e il personale medico del 118 che ha assistito Giancaterino.

La donna ora rischia una denuncia ma non si dice pentita del gesto. "Era al bar allegramente, quando è stato lui a firmare la condanna a morte di mio figlio e allora l'ho preso a pugni" ha spiegato infatti Maria Perilli dopo essere stata identificata dalle forze dell'ordine, aggiungendo: “Lui ha firmato i primi documenti per l'ampliamento dell'albergo e ha dato la possibilità all'albergo, da quel momento, di essere aperto anche durante l'inverno, non solo d'estate, quindi ha condannato a morte Stefano". La signora però ha minimizzato  le conseguenze del suo gesto spiegando: "Lui è il doppio di me quindi potete immaginare il male che gli ho fatto".

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