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“Prima di morire, ecco le mie scoperte sulla vita”: l’ultima lettera di Elliot, malato terminale

Elliott Darren, 31enne inglese malato di cancro terminale, in una lettera pubblicata sul The Guardian condivide le sue ultime riflessioni sulla vita. Un tumore l’ha colpito due anni fa e ha deciso di non continuare quelle cure mediche che “avrebbero solo ritardato l’inevitabile”. Il giovane era già apparso ad aprile sulle pagine del quotidiano londinese, raccontando l’esperienza della quarantena dal punto di vista di un malato che “non avrebbe visto l’altro lato del lockdown”.
A cura di Daniela Brucalossi
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“La morte imminente mi ha dato l’occasione di pensare alle cose che sono veramente importanti per me e voglio condividere ciò che ho scoperto”, ha scritto Elliott Darren, 31enne inglese malato di cancro terminale, in una lettera pubblicata sul The Guardian. Parole introspettive e toccanti che hanno commosso migliaia di lettori. Il giovane era già apparso ad aprile sulle pagine del giornale londinese, raccontando l’esperienza della quarantena dal punto di vista di un malato che “non avrebbe visto l’altro lato del lockdown”. In tanti si erano interessati alla sua storia: un tumore incurabile a soli 29 anni e la decisione di non continuare con delle cure mediche che avrebbero solo ritardato l’inevitabile: “perché per me la vita è vivere, non solo accumulare anni”.

“Una vita se vissuta bene è abbastanza lunga”

La seconda lettera di Elliot, apparsa sul quotidiano lo scorso 7 settembre, è un addio alla vita carico di ottimismo. Lascia ai parenti, agli amici e a chiunque voglia ascoltare la sua voce, le sue ultime riflessioni.
“Una vita se vissuta bene è abbastanza lunga”, scrive. “Questo può significare cose diverse per persone diverse. Potrebbe significare viaggiare. Ho avuto la fortuna di essere in grado di farlo e posso confermare che il mondo è un posto meraviglioso pieno di momenti di stupore. Può significare restare attivi il più possibile: il corpo umano è una cosa meravigliosa. Lo apprezzi solo quando inizia a deluderti”.

 “L’importanza della gratitudine e del lusso di sentirsi vulnerabili”

Elliot ricorda anche quanto i suoi cari gli siano stati vicini negli ultimi anni di malattia e abbiano reso il suo calvario più sopportabile: “In quei momenti ho trovato conforto nel ricordare quello che ho: una famiglia straordinaria, gli indimenticabili momenti che ho condiviso con i miei amici, il privilegio della vita che ho avuto”.  Affidandosi alle cure di chi gli stava intorno, ha capito che sentirsi vulnerabili non è una vergogna: “Viviamo in una società che premia la capacità e l'indipendenza, due cose che il cancro spesso ti toglie lentamente. Ma accettare aiuto è stata una delle cose migliori che abbia fatto nella mia vita”. 

“Fare qualcosa per gli altri e proteggere il pianeta” 

In questi ultimi mesi dominati dalla pandemia, dalle lotte sociali del movimento Black Lives Matter e dalla crisi dei migranti i pensieri di Elliot si sono rivolti a “colore che non hanno avuto una vita privilegiata come la sua”. “Vorrei aver fatto di più per gli altri”, scrive.
Non dimentica neanche l’emergenza ambientale che caratterizza in maniera così drammatica il 21esimo secolo: “Proteggete il pianeta. Durante la mia permanenza qui, ho avuto la fortuna di vedere alcune meraviglie naturali e capire quanto siano preziose. Si spera che le generazioni future potranno dire lo stesso. Ma ci vorrà un enorme sforzo collettivo”.

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