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Piano dei clan per uccidere il figlio del pm Gratteri, rivelazione del boss: “Volevano investirlo”

A rivelarlo alla Dda di Reggio Calabria Antonio Cataldo, boss ed esponente dell’omonima cosca della ‘ndrangheta di Locri, da giugno collaboratore di giustizia. Cataldo ha raccontato che in carcere un esponente della cosca Cordì gli avrebbe rivelato dell’intento di uccidere il figlio di Gratteri investendolo con un’auto.
A cura di Antonio Palma
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I clan della ‘ndrangheta calabrese volevano uccidere il figlio del pm Nicola Gratteri e stavano già preparando un piano per l'assassinio eccellente, a fare l'agghiacciante rivelazione è stato il boss Antonio Cataldo che, dopo una lunga reticenza, dal carcere dove è rinchiuso avrebbe deciso di collaborare con la giustizia raccontando numerosi dettagli della vita criminale dei clan della Locride tra cui gli organigrammi delle ndrine con ruoli e funzioni dei vari membri, luogotenenti e fiancheggiatori, ma soprattutto i piani omicidi. Secondo quanto scrive il quotidiano “la Gazzetta del Sud”, le dichiarazioni del boss Cataldo, ex numero uno della dell’omonima cosca di Locri, son finite in due verbali agli atti del processo “Riscatto-Mille e una notte”.

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Antonio Cataldo avrebbe iniziato a parlare con gli inquirenti della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria dallo scorso mese di giugno, facendo diverse ammissioni al sostituto procuratore della Dda Giovanni Calamita tra cui proprio i propositi di omicidio del figlio del Procuratore della Repubblica di Catanzaro. I fatti raccontati dal boss risalgono a diversi anni fa, quando del procuratore Gratteri si parlava come possibile Ministro della Giustizia. Cataldo, che stava scontando una condanna nel carcere di Reggio Calabria, infatti ha rivelato che nel 2013 un esponente della cosca Cordì gli avrebbe rivelato dell'intento di uccidere il figlio di Gratteri.

Secondo il boss, l'idea era di investirlo con un'auto facendolo passare per un incidente. "L’unico argomento associativo di cui ho parlato con Brusaferri é stato il proposito di attentato al figlio del dottore Gratteri. Tra noi detenuti, in particolare quelli di Locri, c’era allarme per la sua nomina a ministro. Temevamo, in particolare, leggi più ferree contro la criminalità organizzata. Ma Brusaferri mi tranquillizzò dicendo ‘tanto tra poco sistemano il figlio’" ha rivelato Cataldo le cui affermazioni vengono ora vagliate con molta attenzione dalla Dda calabrese.

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