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News sui carabinieri arrestati a Piacenza

Piacenza, un carabiniere rifiutò gli illeciti: al padre raccontava gli abusi in caserma

Nella caserma sequestrata c’era qualcuno che si rifiutava di fare come gli altri carabinieri, finiti al centro dell’inchiesta che ha portato a 6 arresti fra i militari e il sequestro della stazione di Piacenza Levante. Dall’ordinanza firmata dal gip emerge la figura di un neo carabiniere “dall’atteggiamento solitario, che non fa gruppo”, una “mela sana” che al padre raccontava di non voler fare “un falso ideologico”.
A cura di Susanna Picone
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Dalle carte dell'inchiesta di Piacenza emerge la figura di un carabiniere – forse l’unica “mela sana” nella caserma sequestrata -che ha un “atteggiamento solitario”, che “non fa gruppo” secondo due dei militari arrestati, che insomma si oppone agli abusi o quanto meno non partecipa a quello che per gli inquirenti era un andazzo criminale, con pestaggi, arresti illegali, spaccio di droga, festini con escort. R.B., queste le iniziali del giovane carabiniere, parla col padre al telefono confidando al genitore, carabiniere in pensione, i suoi dubbi sull'operato dei colleghi e raccontando le molteplici violazioni che venivano compiute. Da questi colloqui, secondo quanto scrive il giudice Luca Milani, si evince "tutta la delusione del giovane militare dell'Arma per essere finito a lavorare in un ambiente in cui vengono costantemente calpestati i doveri delle forze dell'ordine, dove tutto è tollerato a condizione che vengano garantiti i risultati in termini di arresti”. Secondo il magistrato la “mela sana” manifesta "una scarsa propensione a seguire i colleghi dovuta al suo forte disagio nel constatare le continue violazioni e gli abusi commessi all'interno della caserma di via Caccialupi".

La "mela sana" al padre carabiniere in pensione: "Non voglio fare un falso ideologico"

"Molte cose le fanno le cose a umma a umma, non mi piacciono", confida il militare al padre parlando sempre dei colleghi poi arrestati. "Io non voglio fare un falso ideologico”, così diceva sempre al genitore spiegando di non voler attestare falsamente "di avere fatto in una tot data un qualcosa che poi non è neanche vero”. E il padre, da parte sua, gli dava ragione dicendo che “non si può fare così” e se se lo possono permettere è “perché portano a casa gli arresti”. "Perché a te colonnello – dice R.B. – ti faccio fare bella figura, capito? Ti porto un sacco di arresti l'anno! Lavorano assai, ma perché? C'hanno i ganci!". E il padre: "Sì, sì, ho capito benissimo, io non sopporto questo modo di fare…". Padre e figlio sono d’accordo che per il momento, R. non si deve muovere: "Non sono né carne, né pesce, non come comportarmi – dice il militare". "Tu devi stare in stand-by, sperando che tutto vada bene!", risponde il padre e R.: "Lascio un po' passare così, anche passivamente, cioè non prendo tanto l’iniziativa!". Il riferimento è alla stesura di un verbale falso a cui ha assistito decidendo di restare in silenzio. Il padre gli dice che "tutto questo gli deve servire come bagaglio di esperienza e aggiunge che di ‘cose storte' ne vedrà tante nei piccoli reparti e pertanto gli consiglia, una volta fatta la sua esperienza decennale, di continuare la sua carriera in reparti dove può stare tranquillo".

Gli aggiornamenti sui carabinieri arrestati a Piacenza

Sul fronte giudiziario, mentre escono altri dettagli contenuti nell'ordinanza del gip Luca Milani che ha portato agli arresti, c'è attesa per gli interrogatori di garanzia che si terranno in queste ore in carcere, dove i carabinieri sono attualmente detenuti in isolamento, tranne il maresciallo comandante della stazione che è agli arresti domiciliari. Parallelamente all'inchiesta cardine si sono aggiunte quella della Procura Militare di Verona, competente su Piacenza, che come riferito dal procuratore Stanislao Saeli ha già "ravvisato gli estremi per reati militari", e quella interna alla stessa Arma della quale ha parlato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

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