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Covid 19

Perché siamo di fronte a una pandemia di non vaccinati

Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità, ha spiegato perché condivide la definizione di “pandemia di non vaccinati”: “È evidente che ci troviamo in uno scenario dove il rischio di essere infettati è diverso fra i vaccinati e i non vaccinati: secondo l’analisi dell’Iss nessuno dei vaccinati colpiti dal virus, fino a 59 anni, è stato ricoverato in terapia intensiva”.
A cura di Susanna Picone
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“Siamo di fronte a una ‘pandemia di non vaccinati’, come ha detto il ministro della Salute tedesca: nessuno dei vaccinati finisce in terapia intensiva. Rispetto alla Germania abbiamo un 9% in più di vaccinati, questo è un grande successo”: a parlare è Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità, intervenuto oggi in conferenza stampa insieme al ministro della Salute Roberto Speranza e al commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo sulla prosecuzione e della campagna vaccinale. Si parla di “pandemia di non vaccinati” perché in questa ondata il rischio di sviluppare la patologia grave e fatale è significativamente diverso tra chi ha fatto il vaccino contro il Covid-19 e chi invece non lo ha fatto. Locatelli, facendo riferimento ancora alla situazione epidemiologica della Germania, ha chiarito che in Italia abbiamo il 9% in più dei vaccinati, “un successo della organizzazione e della sensibilità popolazione italiana".

Nei non vaccinati 60-79enni rischio 21 volte superiore di Covid grave

Locatelli ha quindi ricordato l’analisi dell'Iss che ha documentato che in Italia fino ai 59 anni nessuno dei vaccinati è stato ricoverato nelle terapie intensive, nella fascia 60-79 c'è un rischio 21 volte superiore e oltre gli 80 anni 8 volte superiore di finire in terapia intensiva per i non vaccinati. “Anche nel nostro Paese, pur sottolineando il ministro quanto la situazione italiana sia marcatamente favorevole rispetto a tutti i Paesi europei, è evidente che c'è un lavoro da continuare e sviluppare”, ha dato ancora Locatelli nel suo intervento. Il presidente del Css chiede dunque di incrementare la vaccinazione in chi non l'ha ancora ricevuta e sottolinea l'importanza della terza dose per i fragili.

La quarta ondata Covid nei Paesi che hanno vaccinato meno

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Di quarta ondata Covid e pandemia di non vaccinati ha parlato anche Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova: “La quarta ondata Covid sta arrivando nei Paesi che hanno vaccinato meno e per questo in Italia va fatto un ulteriore piccolo sforzo per arrivare al 90% di vaccinati”, ha detto Bassetti citando l’area balcanica che ha vaccinato pochissimo e il 66% della Germania. “Dobbiamo stare attenti anche noi, ma siamo riusciti a fare qualcosa in più rispetto agli altri, serve ancora un piccolo sforzo per arrivare al 90% e con l'approvazione del vaccino per gli under 12 potremo mettere in sicurezza anche i bambini”, così ancora l’infettivologo.

Contagi in aumento in Europa, ma dove si vaccina di più si registrano meno morti

Il numero dei contagi Covid-19 sta crescendo in tutta Europa tanto che l’Oms ha manifestato preoccupazione, dato che nel continente potrebbero arrivare altri 500mila morti entro febbraio. Ma nonostante i contagi in crescita praticamente ovunque c’è una profonda differenza nel numero di decessi. E questo dipende appunto dai vaccini: nelle nazioni con un’alta percentuale di vaccinazioni le morti a causa del virus sono meno rispetto agli altri Paesi. In questo momento la situazione più grave si registra nell’Est Europa, dove la copertura vaccinale è molto bassa e le vittime Covid sono aumentate insieme ai contagi. In Romania ad esempio nelle ultime 24 ore si è registrato un nuovo record di decessi, le terapie intensive sono sature da tempo e la campagna vaccinale prosegue a rilento.

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