Perché il nuovo accesso libero a medicina aumenta i costi e le disparità sociali, soprattutto per i fuori sede

Nelle facoltà di medicina la rivoluzione è ufficialmente cominciata con le prime lezioni di ieri, lunedì 1 settembre. Niente più test d'ingresso e accesso libero per tutti. "Il ministero ha approvato un aumento di soli duemila ingressi a Medicina – ha dichiarato a Fanpage Giammaria Liuzzi, responsabile nazionale di Anaao giovani (Associazione nazionale aiuti e assistenti ospedalieri) – e 25mila persone si troveranno a non andare oltre il semestre filtro. Chi non può permettersi un trasloco a Milano difficilmente sceglie di trasferirsi per il tempo delle lezioni preferendo l'online, ciò non fa che aumentare le disparità con coloro che possono avere un contatto diretto con i professori e gli addetti ai lavori".
Liuzzi, ci racconta come è andato questo primo giorno?
Abbiamo parlato con tanti aspiranti medici e ci siamo resi conto di due aspetti fondamentali. Il primo è che i ragazzi non si sono iscritti a medicina, ma a un corso che forse un giorno li renderà medici. Il test è stato solo rimandato alla fine del semestre filtro e ora consiste in tre diverse prove da superare. Tutte con il voto minimo di 18 su 30. La seconda grande problematica riguarda la possibilità di seguire i corsi. C'è la possibilità di frequentare interamente da remoto, ma ciò non fa altro che aumentare le disparità di partecipazione con chi potrà frequentare in presenza e avere un contatto diretto con professori, medici e addetti ai lavori: chi non può permettersi un trasloco a Milano difficilmente sceglie di trasferirsi per il tempo delle lezioni (tre mesi in un semestre, ndr). Anche perché è molto difficile trovare un proprietario che affitti la casa per un periodo così breve.
I costi per chi sceglie questo percorso sono aumentati rispetto a prima?
Sì. Con il test nazionale un aspirante medico pagava 100 euro, oggi deve sborsare 250 euro solo per il semestre più un eventuale affitto, che a Milano significa pagare una stanza a peso d'oro. Tutto questo senza sapere se mai riuscirà a entrare nella facoltà di medicina superando i test successivi. Chi non può permettersi un percorso simile è costretto a seguire online, ma medicina è una facoltà che si fa fisicamente.
La riforma intacca tutte le facoltà di medicina italiane o soltanto alcune?
Nelle università private si entra con un test a crocette fatto in un giorno, solo le pubbliche hanno adottato questo nuovo sistema. Ed ecco le altre disparità. Prendiamo per caso che due fratelli decidano di diventare medici, uno sceglie il San Raffaele e l'altro la Statale. Il primo paga 100 euro, supera il test ed è entrato a medicina, il secondo è costretto a sostenere tutta la trafila tra i sei mesi filtro e i successivi tre test. L'università pubblica ne esce distrutta.
Il motivo di questi cambiamenti dovrebbe essere quello che spesso si sente dire, cioè che mancano medici. Il nuovo sistema riesce almeno in parte a migliorare la situazione?
In Italia non mancano medici. Mancano alcuni tipi di medici, di cardiologi e otorini ce ne sono in abbondanza. Per esempio non si trovano specializzati in anatomia patologica o radioterapia, che sono materie fondamentali per la cura dei tumori. Quindi il futuro sanitario del paese dipende molto di più dalla scelta delle specializzazioni, è lì che bisognerebbe intervenire. Penso sia inutile formare mille cardiologi se ne servono trecento, e poi non avere un numero sufficiente di medici di pronto soccorso. In più, il ministero ha approvato un aumento di soli duemila ingressi a Medicina, quindi 25mila persone si troveranno a non andare oltre il semestre filtro.
Voi come Anaao avevate delle richieste diverse?
Noi chiedevamo e continuiamo a chiedere di avere un test unico a crocette, ma con domande inerenti al percorso di studio come biologia, chimica, bioetica e logica. Non sull'indovinare chi sia l'ultima miss Italia. E poi il test non può essere diverso tra l'università pubblica e quella privata. La via per diventare medico dovrebbe essere semplice, diretta e univoca.