18 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Per una dose di 20 euro facevo di tutto”. Studentesse e casalinghe prostitute per il crack a Torino

lI drammatico racconto in aula della studentessa di psicologia che nell’aprile 2022 ha denunciato l’orrore vissuto da lei e da molte altre donne in quella casa di via Urbino, a Torino: “Stavo lì 4 giorni di fila e avevo rapporti con 30 clienti al giorno”. Figura chiave intorno a questa storia di droga e prostituzione è Monique, una transgender che gestiva il business insieme a due complici.
A cura di Biagio Chiariello
18 CONDIVISIONI
Immagine

Disposte a prostituirsi per soli 20 euro (quando erano in astinenza). Il teatro degli orrori era un appartamento di via Urbino, a Torino: qui le donne si prostituivano per sbarcare il lunario o anche solo per una dose di crack.

"Studiavo psicologia e per pagarmi il crack mi prostituivo. Facevo uso di stupefacenti. Li assumo ancora. Il crack è così. Pensi solo a quello e ne vuoi sempre di più. Se mi dicevano fai quello, io per il crack facevo quello. Anche per 5 euro”, ha raccontato una delle studentesse (ora ex, perché ha lasciato gli studi “a causa della droga”) nell'aula dove si è tenuto il processo che ha portato ad un condanna con rito abbreviato a 2 anni ed 8 mesi di reclusione oltre ad una multa di 3000 euro per la principale protagonista di questa brutta storia: Monique – al secolo Sergio G. – una transgender che gestiva il business insieme a due complici – assolti – mentre i pusher se la sono cavata con oltre un anno di carcere.

È stata proprio la ex studentessa di psicologia due anni fa a denunciare alla caserma dei carabinieri di Settimo Torinese il giro di prostituzione e spaccio nella casa sul Lungo Dora. Una palazzina elegante che nascondeva un inferno:

Io stavo in casa di Monique anche 3-4 giorni – è il racconto di una delle ragazze – puzzavo in quanto non mi lavavo perché la casa è molto in disordine, sporca, non funziona la vasca da bagno, la corrente elettrica è stata tagliata. Ha anche un vecchio cane che non fa mai uscire di casa: i bisogni li fa sul pavimento del bagno. Per mangiare andavamo alla Caritas".

C'era "una magra, favolosa, fisico da capogiro" che chiedeva crack. "Ma vuole 30 euro. Cosa le dico?", chiedono i complici. Se era in crisi d’astinenza quel rapporto sessuale scendeva fino a 20 euro a fronte di una tariffa di 50 euro. Denaro che poi veniva immediatamente utilizzato per acquistare una dose di stupefacente.

"Prima lo facevo, prima potevo fumare", rivela una studentessa. "Ho conosciuto almeno dieci ragazze che si prostituiscono per Monique. È una prostituzione strana, nel senso che non c’è mai un’entrata di soldi. Il denaro che la ragazza guadagna viene subito investito nel crack che si fuma. Stavo a casa di Monique anche per quattro giorni di fila e avevo rapporti con 30 o 40 clienti al giorno. Tutto il denaro me lo fumavo subito. Tutto in crack".

E in quella casa di Via Urbino si drogavano tutti, clienti, spacciatori e complici. "Signor giudice, qui hanno fatto un castello, ma parliamo di drogati" ha esclamato uno dei due ‘assistenti' di Monique, assolti. "Non sono un santo – ha detto l’imputato rendendo dichiarazioni spontanee – ma non sfrutto le persone. Adesso vado al Serd, ho smesso. Non c’era gente che diceva fai questo o quello. Eravamo solo dei drogati".

18 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views