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Parma, giudizio immediato per un 25enne: si auto addestrava a costruire bombe per fare la jihad

Mounir Bahroumi, tunisino di 25 anni, è accusato di autoaddestramento con finalità di terrorismo anche internazionale. Nel suo smartphone lo scorso febbraio erano stati trovati migliaia di file, con indicazioni su come costruire esplosivi o altre armi, video di attentati ed esecuzioni di infedeli.
A cura di Davide Falcioni
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La Procura di Bologna ha chiesto il giudizio immediato per Mounir Bahroumi, il giovane tunisino di 25 anni accusato di autoaddestramento con finalità di terrorismo anche internazionale. Nel suo telefonino erano stati trovati migliaia di file, con indicazioni su come costruire esplosivi o altre armi, video di attentati, esecuzioni di infedeli, predicatori che incitano alla Jihad, testi inneggianti al martirio. Per questa ragione, al termine di un'indagine della Digos e della Polizia Postale, coordinata dal pubblico ministero Antonella Scandellari, il giovane muratore residente a Busseto – in provincia di Parma – e difeso dall'avvocato Roberto Filocamo, a febbraio era stato fermato e da allora è in carcere. Secondo gli inquirenti avrebbe avuto contatti con ambienti dello Stato Islamico attraverso social network, in ambienti riservati. Il materiale in suo possesso, per la Procura, è "un univoco portato di informazioni ritenuto utile al suo successivo coinvolgimento in atti di terrorismo".

Stando a quanto accertato durante le indagini negli ultimi tempi prima dell'arresto il 25enne avrebbe progressivamente e sistematicamente scaricato e memorizzato materiale che, secondo gli investigatori, sarebbe stato chiaramente volto al proprio autoaddestramento a commettere atti di terrorismo. Il tunisino, ad esempio, aveva scaricato un manuale con 200 consigli con schede e istruzioni per realizzare molotov, ingredienti per preparare un ordigno, consigli su tecniche di combattimento e raccomandazioni per eludere inseguitori e evitare la cattura, strumenti di autodifesa e fuga, oltre a testi manoscritti inneggianti al martirio.

Insomma, quelli di Mounir Bahroumi erano argomenti monotematici riferibili, secondo la tesi dell'accusa, al terrorismo internazionale. A tal proposito, gli indizi a carico del tunisino fermato per autoaddestramento con finalità terroristica vanno valutati tenendo conto, per il pm Antonella Scandellari, delle logiche "della jihad globale che porta gli aspiranti mujahidin a cercare, per una mirata formazione e addestramento, contatti e incontri sul web e non più nelle moschee o luoghi privati".

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