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Paolo Taormina ucciso a Palermo: autopsia conferma colpo a bruciapelo, il padre: “Voglio incontrare killer”

“Voglio sapere perché ha sparato a mio figlio”: il padre di Paolo Taormina parla dopo l’autopsia che conferma il colpo a bruciapelo con un proiettile alla testa. Il 21enne è stato ucciso sabato notte davanti al locale di famiglia. Domani l’udienza di convalida del fermo dell’assassino Gaetano Maranzano.
A cura di Biagio Chiariello
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“Voglio incontrare Gaetano Maranzano per chiedergli perché ha sparato e ucciso mio figlio”. Con queste parole, pronunciate al Giornale Radio Rai della Sicilia, Giuseppe Taormina ha espresso tutto il dolore e la rabbia di un padre davanti alla tragedia che ha colpito la sua famiglia. Il giovane Paolo, 21 anni, è stato ucciso sabato notte davanti al locale di famiglia, la Champagneria, dopo aver cercato di sedare una rissa.

Questa mattina al Policlinico di Palermo è stata completata l’autopsia sul corpo di Paolo. In linea con quanto già emerso dalla Tac, il ragazzo è stato colpito a bruciapelo da un proiettile nel cranio. Ora gli inquirenti dovranno verificare se a sparare sia stata la pistola calibro 9 sequestrata a Gaetano Maranzano durante la perquisizione nella sua abitazione.

In ospedale, decine di amici e parenti attendevano con angoscia la conclusione degli accertamenti e la restituzione della salma. Un lungo corteo di giovani su scooter ha poi scortato il carro funebre fino al PalaOreto di via Santa Maria di Gesù, dove è stata allestita la camera ardente su disposizione del sindaco Roberto Lagalla. L’Amministrazione comunale, attraverso l’assessore allo Sport Alessandro Anello, coordinerà l’allestimento secondo le tempistiche dettate dall’Autorità giudiziaria.

Davanti alla camera mortuaria, la famiglia di Paolo è circondata da un cordone di parenti e amici a sostegno nei momenti più drammatici. La madre, Fabiola, e il padre Giuseppe, insieme alla sorella Sofia, affrontano il dolore con silenzi e sguardi persi nel vuoto. “Quello lì non conosceva Paolo, altrimenti non lo avrebbe ucciso”, dice la madre. Sofia racconta di aver visto l’assassino puntare la pistola alla tempia del fratello: “Ho cercato di intervenire, ma lui ha tirato una bottiglia contro la mia cognata Desirée e ha puntato l’arma anche contro di me. Sono scappata verso il locale”.

Paolo era tornato a Palermo lo scorso anno dagli Stati Uniti, dove si era trasferito per lavoro e aveva imparato il mestiere di barman. Il padre aveva comprato il locale per lui e la sorella, un investimento per dare ai figli un futuro migliore. “Per colpa mia mio figlio è morto”, ripeteva Giuseppe la notte dell’omicidio. La madre, invece, ha assistito all’aggressione e ha tentato di soccorrere il figlio, mentre il fratello minore di sei anni e la fidanzata erano testimoni della scena drammatica.

Secondo i racconti dei familiari, Paolo era intervenuto per calmare una rissa iniziata da un gruppo di nove persone: “Ragazzi, calmatevi, ci dobbiamo solo divertire”, avrebbe detto. La risposta è stata il colpo fatale alla tempia del giovane, sparato da Maranzano, 28 anni, residente allo Zen e già noto alle forze dell’ordine.

Domani è prevista davanti al Gip di Palermo l’udienza di convalida del fermo di Maranzano, che ha confessato l’omicidio. L’indagato sarà sottoposto a interrogatorio di garanzia. I funerali di Paolo dovrebbero svolgersi giovedì. Il sindaco Lagalla ha annullato un viaggio programmato negli Stati Uniti per essere vicino alla famiglia e alla città in questo momento di lutto.

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