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Palermo, spaccio di droga di intere famiglie: bimbi usati per il trasporto e mamme “ragioniere”

Maxi operazione antidroga nella zona di Borgo Vecchio a Palermo: la Polizia ha arrestato 18 persone, mentre per altre 5 è stato disposto obbligo di dimora, scoprendo famiglie dedite allo spaccio di stupefacenti, in cui le donne erano le contabili e i minori venivano utilizzati come pusher “senza alcuno scrupolo”.
A cura di Ida Artiaco
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Una maxi operazione antidroga, ribattezzata "Push Away" è stata portata a termine all'alba di questa mattina a Palermo dalla Polizia di Stato, che ha arrestato 18 persone, in carcere e ai domiciliari mentre per cinque è stato disposto l'obbligo di firma, scoprendo intere famiglie dedite allo spaccio di sostane stupefacenti, tra cui anche bambini e donne. Anzi, proprio queste ultime pare avessero un ruolo di rilievo nell'organizzazione dei gruppi criminali che smerciavano la droga nella zona di Borgo Vecchio, nel cuore del centro storico del capoluogo siciliano, facendo da vere e proprie "ragioniere", deputate  alla "logistica" e, all'occorrenza, anche capaci di "bonificare" l'ambiente domestico, facendo sparire con maestria tutto al primo sentore di un controllo delle forze dell'ordine. Non solo. Spesso utilizzavano minorenni, baby-pusher figli dei componenti dell'organizzazione, per il trasporto di hashishmarijuana. "Non avevano nessuno scrupolo nel farlo", hanno sottolineato gli inquirenti.

In tutto, sono 23 le persone coinvolte e raggiunte dalla misura cautelare disposta dal gip. Le indagini andavano avanti dal 2017 : da allora gli investigatori del commissariato "Centro" hanno monitorato gli spostamenti di alcuni personaggi sospetti. Poi sono arrivate le intercettazioni e infine gli arresti con le  accuse di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, di produzione, traffico e detenzione di droga. Le intercettazioni, in particolare, hanno svelato che i pusher operavano sotto l’egida della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. L'associazione aveva una cassa comune, al loro interno c'era una ripartizione di ruoli, l’uso di un linguaggio criptico attraverso il quale gli stupefacenti erano definiti "cioccolata" e regole stringenti che, se disattese, prevedevano delle sanzioni per chi sbagliava. Nell'ambito dell'inchiesta su due coppie di coniugi è emerso anche il ruolo di rilievo assunto dalle mogli, le quali avrebbero avuto il compito di "ragioniere" dell'associazione.

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