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Palermo, Manta da 450 kg ripescata al porto, per portarla via una gru dei pompieri

Il triste ritrovamento a Palermo dove i pescatori fermi nel porticciolo della Cala si sono imbattuti in un enorme esemplare di Manta, ormai in fin di vita nelle basse acque della baia. Alla fine è toccato ai vigili del fuco del capoluogo siciliano issare la carcassa dell’animale ormai morto che pesava oltre 450 chilogrammi.
A cura di Antonio Palma
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Foto: Italo Tripi
Foto: Italo Tripi

Insolito quanto triste ritrovamento nelle scorse ore a Palermo dove i pescatori fermi nel porticciolo della Cala si sono imbattuti in un enorme esemplare di Manta, ormai in fin di vita nelle basse acque della baia. La scoperta tra il tardo pomeriggio e la serata di mercoledì quando i pescatori si sono accorsi della presenza del grosso esemplare di Manta sotto le imbarcazioni. Quando hanno capito che ormai era morto hanno provato anche a issarlo sul molo del porticciolo palermitano. Una impresa che però non gli è riuscita con reti e funi a loro disposizione visto che  l'animale  pesava oltre 450 chilogrammi, come si è scoperto successivamente.

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Alla fine è toccato ai vigili del fuco del capoluogo siciliano issare la carcassa dell'animale per portarla a terra ma è stato necessario l'intervento di una gru. La carcassa dell'animale è stata poi trasportata all'istituto zooprofilattico di Palermo per i rilievi del caso che aiuteranno a stabilire come l'animale sia morto e forse potranno anche spiegare come sia arrivato nel porticciolo palermitano. Purtroppo una volta entrato in porto per l'esemplare c'è stato bene poco da fare. Il pesce cartilagineo di grandi dimensioni infatti vive a profondità bene più ampie di quelle dell'insenatura e la sua fine è stata segnata.

Tra le ipotesi più accreditate è che la Manta sia stata trascinata in porto da una barca di pescatori mentre appare poco probabile che sia arrivata da solo. Secondo gli esperti la morte di un esemplare così grande è una grave perdita perché la Manta ha un basso tasso di riproduzione e dà alla luce un solo piccolo per volta, con un periodo di gestazione di circa 24 mesi. Per questo oggi appartiene alle specie protette perché a rischio di estinzione.

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