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Palermo, boss escono dal carcere e riorganizzano Cosa nostra: 10 arresti dopo denuncia imprenditori

Un’operazione scattata a Palermo ha portato a emettere dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari: l’accusa è di associazione a delinquere di tipo mafioso. Alcuni boss di Cosa nostra sarebbero tornati alla vita criminale subito dopo la loro scarcerazione, riuscendo a ottenere il controllo dei cantieri edilizi di una zona della città.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il bacio nel video dei carabinieri
Il bacio nel video dei carabinieri

Dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari. Un’operazione scattata nella notte a Palermo e che ha portata all’esecuzione delle misure per alcuni boss scarcerati che hanno subito tentato di riorganizzare il loro racket, fatto di estorsioni e pizzo. Le indagini della procura e dei carabinieri del nucleo investigativo hanno portato alla luce la pressione esercitata da Cosa nostra in alcune zone della città capoluogo siciliana. Tra i nomi più noti ci sono quelli di due scarcerati conosciuti, come Giulio Caporrimo e Nunzio Serio. Il loro obiettivo era quello di avere il controllo totale dei cantieri edili della parte ovest di Palermo, riuscendo a escludere le ditta già presenti dai lavori.

L'inchiesta e l'azione di Cosa nostra a Palermo

L’operazione ‘Teneo’ ha portato all’esecuzione di dieci ordinanze di custodia cautelare con le accuse di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate, furto aggravato. L’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dal sostituto Amelia Luise, è nata dalla denuncia di due imprenditori. Uno era stato estromesso dal cantiere di ristrutturazione di un appartamento, l’altro stava subendo l’esclusione dai lavori di movimento terra. Secondo il generale Arturo Guarino questa inchiesta dimostra che Cosa nostra continua ad agire in un’area della città di Palermo imponendo il controllo del territorio con le estorsioni: “Ma è incoraggiante registrare ancora una volta segni di reazioni di imprenditori che dicono no al pizzo”.

Chi sono gli arrestati: da Caporrimo a Gioè

Le denunce dei due imprenditori sono state affiancate ad alcune intercettazioni, da cui sono emerse sette estorsioni. A parte i due imprenditori, tutti gli altri non hanno denunciato. La figura centrale sembra essere quella di Giulio Caporrimo temuto e rispettato nella borgata sotto il controllo di Tommaso Natale. È stato seguito da telecamere e microspie dal febbraio al settembre del 2017. È stato seguito anche durante i suoi incontri a bordo del suo gommone, al largo della costa palermitana. Così come sono stati registrati i baci sulla bocca ai suoi collaboratori più stretti come segno d’investitura.

Secondo quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare del gip, Caporrimo subito dopo la scarcerazione si sarebbe nuovamente inserito all’interno dell’ambiente criminale, violando peraltro gli obblighi imposti dalle misure di sicurezza. Era arrivato a creare una sorta di piccolo clan, una rete di fedelissimi che operavano anche in altre zone delle città. Tra gli arrestati ci sono anche Andrea Gioè, Andrea Bruno, Vincenzo Taormina, Vincenzo Billeci e Francesco Di Noto.

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