Omicidio Silvia Gobbato: Il killer di Udine “pronto ad uccidere ancora”

Nicola Garbino, il killer di Silvia Gobbato, poteva uccidere ancora. Questo il motivo per il quale il Gip Paolo Lauteri ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere dell’uomo che ha confessato di aver commesso il delitto di Udine. Lo scrive oggi Il Piccolo. Garbino ha confermato davanti agli inquirenti quanto già riferito in precedenza: la sua intenzione era di rapire Silvia e chiedere poi un riscatto, ma la reazione, ma il tentativo di resistenza della donna gli ha fatto perdere la testa. Così l'ha uccisa con 12 coltellate. Eppure, questo è l’unico momento di quel pomeriggio di cui Garbino dice di non ricordare cosa è accaduto, "quasi a voler eliminare la fase cruciale dell’azione", scrive Lauteri nella sua ordinanza. "Ho pensato che con tutto quel rumore potesse sopraggiungere qualcuno, ho pensato di scappare – ha spiegato durante l’interrogatorio – ma all’improvviso l’ho colpita con una coltellata, credo alla pancia. L’ho quindi colpita con altre coltellate, non ricordo né il numero delle coltellate inferte, penso comunque una decina, né l’esatta ubicazione dei colpi".
Dopo Garbino ha sentito avvicinarsi qualcuno ed è fuggito. "Ero convinto, però, che sarei stato preso dai carabinieri. Per tornare verso la macchina mi sono diretto di nuovo verso il luogo del delitto, ma a un certo punto venni bloccato da un agente della municipale di Tavagnacco". Questi lo ha invita a tornare indietro visto che l'area era presidiata dalle forze dell’ordine. A quel punto Garbino ha chiesto al vigile un passaggio in auto"per tornare verso il parco del Cormor", in direzione del cimitero, "dove avevo lasciato la macchina". Il vigile rifiuta, così Garbino percorre a piedi un tratto della tangenziale. "Sono passato anche davanti a un distributore di benzina, pensavo di essere stato ripreso dalle telecamere".
Una volta commesso un crimine così efferato, secondo il giudice Lauteri il rischio di una reiterazione è concreto. "L’omicida – si legge nel dispositivo – agisce andando al di là di quelle che sono le inibizioni tipiche del vivere civile e una volta infranta, questa barriera rischia di non costituire più quell’ostacolo che poteva rappresentare prima. In termini tecnico-giuridici è chiara la configurazione di un pericolo di ricaduta".