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Omicidio Pierpaolo Panzieri, la confessione di Alessandrini: “Volevo uccidere altri due peccatori”

Michael Alessandrini, in carcere per l’omicidio di Pierpaolo Panzieri, ucciso a Pesaro il 20 febbraio scorso, ha confessato nel corso dell’interrogatorio di garanzia, di aver voluto ammazzare altre due persone: “Andavano puniti per adempiere al volere divino altrimenti avrei peccato”.
A cura di Ida Artiaco
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Pierpaolo Panzieri e Michael Alessandrini
Pierpaolo Panzieri e Michael Alessandrini
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Dopo aver ucciso Pierpaolo Panzieri con 15 coltellate, Micheal Alessandrini avrebbe voluto ammazzare altre due persone. È quanto avrebbe confessato il 30enne pesarese nel corso dell'interrogatorio di garanzia svoltosi venerdì scorso nel carcere di Villa Fastiggi.

Secondo quanto riporta Il Resto del Carlino, Alessandrini considerava gli altri suoi bersagli, di cui avrebbe anche fornito nomi e cognomi, moralmente colpevoli di qualcosa, anche se il motivo preciso neanche lui ha detto di saperlo. Ma il suo dio, Javè, gli chiedeva di eliminarli per il bene dell’umanità.

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È quanto ha fatto anche con Pierpaolo la sera del 20 febbraio scorso, quando lo ha ucciso nella sua casa di via Gavelli con 15 coltellate. "Il mio assistito ha ribadito con calma e lucidità di aver ucciso Panzieri perché lo riteneva colpevole moralmente di qualcosa che non sappiamo, avendo intuito che ci potesse essere un legame, di cui non aveva prove, con Julia, la ragazza che lui riteneva sua fidanzata. Seguendo questo pensiero, lui ha detto di aver deciso di ucciderlo in quel momento spinto dalla voce di Javè che gli chiedeva di farlo", aveva detto l'avvocato di Alessandrini, Salvatore Asole, che aveva anche annunciato di averne richiesto la perizia psichiatrica.

Secondo quanto si è appreso, i due giovani pesaresi che lui ha detto ai giudici di aver messo nel mirino per ordine del suo dio saranno probabilmente ascoltati dagli inquirenti in modo da capire se abbiano avuto contatti con Alessandrini nei giorni precedenti l'omicidio o se fossero stati invitati ad incontrarsi con lui da qualche parte. Erano amici anche loro comunque di Pierpaolo e, agli occhi dell’omicida, "andavano puniti – avrebbe detto nell’interrogatorio – per adempiere al volere divino altrimenti avrei peccato. Io signor giudice sono un onesto criminale".

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