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Omicidio di Nada Cella

Omicidio Nada Cella, verso la sentenza dopo 30 anni: “Tanti indizi che vanno nella stessa direzione”

A Fanpage.it parla l’avvocata Sabrina Franzone che difende la famiglia di Nada Cella, uccisa a Chiavari nel 1996. La legale ha raccontato cosa è accaduto in questi 8 mesi, durante i quali è stato celebrato il processo per l’omicidio, iniziato il 6 febbraio, a quasi 30 anni dal delitto. A dicembre la sentenza: “Nessuno può restituire Nada ma ciò che è stato fatto non è stato inutile”.
A cura di Eleonora Panseri
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"Abbiamo ascoltato tutti i testimoni e acquisito tutti i documenti, è stato un lungo dibattimento e sono emerse anche cose nuove, come sempre accade. Fatti che hanno convinto ancora di più l'accusa. Anche se potrebbe scontrarsi con una sentenza diversa dato che è un processo che sconta il limite dell'indizio".

A parlare è l'avvocata Sabrina Franzone, la legale che difende la famiglia di Nada Cella, la 25enne uccisa a Chiavari nel 1996. A Fanpage.it ha raccontato cosa è accaduto in questi otto mesi durante i quali è stato celebrato il processo per l'omicidio della ragazza, iniziato il 6 febbraio scorso, a quasi 30 anni dal delitto.

"In questo procedimento ci sono tantissimi indizi raccolti capillarmente dalla Procura che portano tutti in un'unica direzione, ora dovranno essere ordinati e valutati", ha spiegato.

Il processo vede imputati il commercialista Marco Soracco, all'epoca datore di lavoro della 25enne, e l'ex insegnante Annalucia Cecere, accusati rispettivamente di favoreggiamento e omicidio. Secondo l'accusa, la donna avrebbe ucciso la ragazza per gelosia. Sarebbe stata infatti invaghita di Soracco e avrebbe considerato Nada una potenziale rivale.

"L'imputata non si è mai presentata e non ha reso dichiarazioni spontanee, non abbiamo nemmeno potuto interrogare Soracco. – ha spiegato Franzone – Lui ha fatto dichiarazioni spontanee ma mi hanno colpito per l'indifferenza mostrata nei confronti di Nada che sembra abbia quasi dato ‘fastidio'. Ha detto che ‘quell'evento' gli ha rovinato la vita per 30 anni".

"Stiamo parlando di una ragazza che aveva lavorato con lui per 5 anni, non di una sconosciuta. L'uccisione di questa ragazza è stato definito ‘l'evento'. Se l'avessi trovata io in quel modo, in una pozza di sangue, agonizzante, non so se ne avrei parlato così", ha detto ancora la legale.

Il processo è ora alle sue battute finali. Oggi, giovedì 23 ottobre, è stato fissato l'inizio della requisitoria della pubblico ministero Gabriella Dotto. Il 18 dicembre dovrebbe arrivare la sentenza.

"Adesso vedremo che cosa sarà deciso, può succedere di tutto. – osserva – Io non discuto che andando a processare persone dopo 30 anni queste possano essere diverse ma nessuno considera mai che Nada ai 30 anni non è mai arrivata. Il tempo non dev'essere un elemento a favore di chi ha ucciso o di chi ha taciuto".

"In questi mesi non sono emersi elementi che non avessimo considerato ma sicuramente letture ulteriori. E una delle cose che ci ha accompagnato è stata la reticenza, l'omertà. Ora si tratta di capire se tutto il materiale verrà considerato sufficiente o meno. Più di così non possiamo fare e questo caso mi rimarrà sempre nel cuore".

Franzone assiste la famiglia di Nada che non ha mai smesso di chiedere che venisse fatta luce sulla morte della ragazza. "Silvana (Smaniotto, la mamma di Nada, ndr) non sta bene, anche Daniela (la sorella della ragazza, ndr) ha avuto un crollo. Sono persone che hanno retto per anni", racconta.

"La decisione dell'udienza preliminare (il proscioglimento degli imputati, ribaltato in appello) ha dato una botta terribile alla loro vita e nemmeno il fatto di celebrare il processo è riuscito a risollevarle un po'".

"La mamma è una signora anziana, Daniela si è sempre fatta carico di tutto e, a un certo punto, è crollata sotto il peso della riapertura. Ora forse è subentrata anche la paura di non ottenere giustizia pur sapendo che è lì e quasi possono toccarla. È una sensazione terribile", aggiunge.

"Ma, e me lo ha sempre detto la mamma di Nada, le risposte ora le abbiamo. La sentenza, il fatto che questa persona vada o meno in carcere per tutta la vita alla fine non è quello che hanno cercato per 30 anni, ma conoscere la verità. Nessuno può restituire Nada e nessuno vuole qualcuno in carcere a tutti i costi. Ma tutto quello che è stato fatto non è stato inutile".

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