Omicidio Nada Cella, la criminologa che ha fatto riaprire il caso: “Testimoniare in aula è stato emozionante”

"È stata la prima volta per me, non ero mai entrata in Corte d'Assise. L'emozione più grande però è stata quando sono scesa dal treno qui, a Genova. Nessuno avrebbe potuto immaginare che si sarebbe arrivati a un processo".
A parlare a Fanpage.it è Antonella Delfino Pesce, la criminologa che, grazie alla sua tesi di laurea in criminologia, ha contribuito alla riapertura delle indagini sull'omicidio di Nada Cella, la 25enne uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996.
"Io sono inciampata per caso nella vita di Silvana (Smaniotto, la mamma di Nada Cella, ndr) ed è iniziato tutto così, non per scelta", ha aggiunto.
Delfino Pesce è stata chiamata a testimoniare in aula durante l'udienza di giovedì 8 maggio del processo che si sta tenendo a Genova. La principale imputata è Annalucia Cecere, accusata di omicidio. Insieme a lei anche Marco Soracco, commercialista datore di lavoro della vittima, a processo per favoreggiamento e false dichiarazioni ai pm.
Proprio nel rapporto tra Cecere e Soracco sarebbe da ricercare il movente del delitto. La donna infatti, sostiene l'accusa, avrebbe ucciso la segretaria dello studio di Soracco per ‘gelosia'. In aula sono stati fatti ascoltare anche alcuni messaggi audio dai toni minacciosi mandati da Cecere alla criminologa quando quest'ultima stava raccogliendo elementi sul caso.
"Erano anni che non li risentivo, ricordo di aver chiuso gli occhi un attimo mentre li facevano ascoltare in aula. – ha raccontato ancora Delfino Pesce – È iniziato tutto nel 2017, per me questi 8 anni sono stati un'eternità. Ma non oso nemmeno immaginare come sia stato tutto questo tempo per Silvana".
Il caso del delitto di via Marsala è rimasto irrisolto per tanti anni, poi a novembre 2024, dopo un primo proscioglimento, i giudici della Corte d'Appello di Genova hanno chiesto il rinvio a giudizio.
"Io con Cecere sono sempre stata disponibile a un confronto, non mi sono mai sottratta. Ma spero che abbia un confronto con la Corte, con la giustizia", ha spiegato ancora la criminologa.
Con Marco Soracco, nel periodo in cui cercava elementi per la sua tesi di master, Delfino Pesce ricorda di aver avuto in un primo momento "un rapporto positivo che poi è diventata anche un'amicizia. Io gli ho dato ogni beneficio del dubbio inizialmente".
E aggiunge: "Ero convinta che lui fosse stato sincero, anzi io mi sentivo quasi un po' in colpa perché non ero stata completamente sincera con lui. Invece poi sono emersi elementi che portano nella direzione di un Soracco consapevole e a conoscenza di molte più cose di quelle che che ha sempre dichiarato di sapere".
Nei vocali che sono stati fatti ascoltare in aula si sente proprio Annalucia Cecere nominare Soracco, la donna accusa Delfino Pesce di essere sua complice nell'omicidio. "Ma quando sono andata a Boves io non ho mai fatto il nome di Marco Soracco, di Nada Cella, mai, nulla", ha ricordato la criminologa.
"Io l'unico nome che ho fatto a Cecere è stato il nome di Adelmo Roda, il suo ex fidanzato. – aggiunge – All'epoca non avevo ancora trovato il verbale dei bottoni (che subito dopo il delitto erano stati trovati a casa di Cecere compatibili con quello rinvenuto sotto il corpo della vittima, ndr). Non potevo assolutamente sapere che i bottoni provenissero dalla giacca di Roda".
"È un collegamento che ha fatto lei. – ricorda ancora – Fra l'altro, come ho spiegato ieri in Corte d'Assise, l'incontro è stato assolutamente piacevole, Cecere ha parlato con me più di due ore in totale serenità e solo quando ho fatto il nome di Roda è diventata matta".
Delfino Pesce descrive l'esperienza di ieri come "emozionante da tutti i punti di vista". "Sono ritornata a quando ho cominciato a lavorare sul caso, una storia incredibile che è iniziata 29 anni fa. Pochi giorni fa c'è stato anche l'anniversario della morte di Nada. Per me questi ultimi 8 anni sono stati incredibili".