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Omicidio Mattarella, il mistero del guanto scomparso del killer: cosa svelano le indagini di depistaggio

Il Tribunale di Palermo dopo 45 anni potrebbe arrivare a una svolta sull’omicidio di Piersanti Mattarella, ucciso a Palermo il 6 gennaio del 1980 quando era presidente della Regione Sicilia. Da ieri, 24 ottobre, è indagato per depistaggio l’ex poliziotto e prefetto di Palermo Filippo Piritore. Ecco cosa svelano le ultime indagini.
A cura di Giorgia Venturini
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"Le indagini dell'epoca furono gravemente inquinate e compromesse dall'opera di appartenenti alle istituzioni". Lo riporta il Tribunale di Palermo che dopo 45 anni potrebbe arrivare a una svolta sull'omicidio di Piersanti Mattarella, ucciso a Palermo il 6 gennaio del 1980 quando era presidente della Regione Sicilia.

Ancora oggi non si conoscono gli esecutori materiali del delitto perché nel tempo sono stati condannati solo i mandanti: i membri della commissione provinciale di Cosa Nostra, ovvero Salvatore Riina, Michele Greco e Francesco Madonia.

Nello stesso processo, concluso nel 1995, erano saliti sul banco degli imputati come esecutori materiali alcuni appartenenti dei Nuclei Armati Rivoluzionari (movimento di estrema destra), ma per loro era arrivata l'assoluzione.

Ora si torna a indagare su chi ha premuto il grilletto: pochi mesi fa la Procura di Palermo, con a capo Maurizio De Lucia, ha disposto accertamenti su un'impronta ritrovata nello sportello lato guidatore dell'auto dei killer, una Fiat 127, e ha iscritto nel registro degli indagati i boss mafiosi Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese.

Ieri, venerdì 24 ottobre, invece è arrivata la notizia di un nuovo indagato, l’ex poliziotto e prefetto di Palermo Filippo Piritore: in questo caso l'accusa è di depistaggio. Tutto gira attorno al misterioso guanto del killer, trovato sulla Fiat, unico oggetto riconducibile all'assassino, e misteriosamente scomparso.

Piritore, tramite il suo legale, ha preannunciato il ricorso al Tribunale del Riesame. Gli avvocati Gabriele Vancheri e Dino Milazzo, che hanno assistito Piritore nel corso dell'interrogatorio preventivo, negano tutto. Intanto l'indagato ha rilasciato questa dichiarazione davanti al gip: "Io entro in uno stato di confusione e ansia. Avrò detto una cosa interpretata male. Mi protesto innocente. Probabilmente ero agitato quando ho detto quelle cose. Non so come è venuto fuori il nome di Lauricella, non so dirlo". E ancora: "Io non ho occultato nulla qualcuno mi avrà detto di procedere in quel modo, forse i miei dirigenti dell'epoca. Io ho fatto solo il mio dovere".

Ma andiamo per ordine: cosa era stato trovato sulla scena del crimine nel 1980 e perché è così importante questo guanto marrone?

Perché è stato ucciso Piersanti Mattarella a Palermo

Era la mattina del 6 gennaio 1980 quando Piersanti Mattarella era fuori dalla sua casa in viale Libertà a Palermo. La famiglia si stava recando in chiesa per la Santa Messa. Lui era già seduto sul sedile lato guida, di fianco, lato passeggero, c'era la moglie Irma Chiazzese, e sul sedile posteriore la figlia. L'altro figlio stava chiudendo il garage e poco dopo si sarebbe messo in auto.

Un uomo però si era avvicinato all'auto improvvisamente e aveva sparato alcuni colpi verso Mattarella che era caduto subito sulla moglie. L'arma del killer però si era inceppata – per cause ancora sconosciute, dal momento che la pistola non è mai stata trovata – e così l'assassino era corso verso una Fiat 127 parcheggiata poco distante.

Qui lo attendeva un complice che gli aveva consegnato un'altra pistola da cui poi partirono altri colpi contro Mattarella. Perché il presidente della Regione Sicilia, nonché fratello dell'attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato ucciso?

Perché, come confermato dalla Corte d'Assise, "appare evidente come la presa di posizione del Presidente Mattarella per impedire l'aggiudicazione di appalti per sei miliardi a un gruppo di imprese variamente collegate al vertice di Cosa Nostra, o addirittura espressione diretta di esso, doveva apparire intollerabile per tutta l'organizzazione".

Erano gli anni della politica di Vito Ciancimino a Palermo e del forte appoggio che aveva da parte di Cosa Nostra: chi si opponeva veniva ucciso.

Cosa è stato trovato nella macchina del killer: il mistero del guanto

Sulla scena del crimine l'unico oggetto lasciato dal killer era un guanto di pelle marrone dimenticato all'interno della Fiat e che è stato immortalato nelle fotografie dei rilievi della polizia (nel dettaglio del Gabinetto regionale della polizia scientifica di Palermo) sul luogo dell'omicidio.

La macchina era stata rubata il giorno prima al suo proprietario, Isidoro Fulvo: sulla vettura c'era ancora oggetti che appartenevano a lui, tranne quel guanto. Per questo è definito come "l'unico oggetto che avrebbe potuto condurre all'identificazione dell'assassino".

Nella relazione del Gabinetto di polizia scientifica del 1980 emerse "che, all'interno di tale autovettura, vennero ritrovati un pantalone di colore verde, un bottone nero, due frammenti del quotidiano l'Ora e un guanto di mano destra, in pelle di colore scuro marrone antistante al sedile anteriore destro e in cui si legge, inoltre, che tale materiale doveva essere repertato a cura del personale dell'Ufficio richiedente presente al sopralluogo, ovvero la Squadra mobile di Palermo".

Il proprietario dell'auto nell'interrogatorio dichiarò che l'auto era stata rubata il giorno prima. Sugli oggetti all'interno dichiarò: "Riconosco in questi uffici il pantalone che mi avete mostrato, riconoscendolo come di mia proprietà, riconosco altresì un bottone nero per lutto pure di mia pertinenza. Nulla so dire circa il guanto di pelle di colore marrone, che è stato rinvenuto all'interno della mia autovettura".

Il guanto marrone doveva quindi essere per forza analizzato perché avrebbe potuto restituire impronte o materiale genetico dell'assassino, eppure era anche l'unico oggetto che mancava.

Ecco perché risulta fondamentale capire chi era presente durante il sopralluogo. Da quanto si apprende, sul posto c'erano Armando De Chiara, capo pattuglia della volante Oreto, Giuseppe Botti, Gaetano Azzolina e Michele D'Angelo. Ovvero tutti foto-segnalatori del Gabinetto regionale di Polizia scientifica, nonché Girolamo Di Fazio e l'odierno indagato Filippo Piritore, funzionari in servizio presso la Squadra Mobile di Palermo nel 1980.

Stando a quanto ha appreso Fanpage.it leggendo le carte del Tribunale di Palermo, a un certo punto "nel tentativo – si legge – di svolgere, grazie al progresso tecnologico, accertamenti scientifici più avanzati per l'estrazione di eventuale materiale biologico e di impronte digitali, questo Ufficio, dopo la visione della foto sopra riportata, cercava di acquisire materialmente quel guanto".

Ma il guanto non è mai stato più trovato. Così come non è rimasta alcuna traccia documentale che lo riguarda.

Perché è indagato per depistaggio Filippo Piritore

I sospetti su Filippo Piritore sono sorti sulla base di alcune sue dichiarazioni. Come riportano le carte del Tribunale di Palermo, stando alla documentazione a firma di Piritore ritrovata di recente dalla Squadra Mobile, il guanto sarebbe stato consegnato all'allora sostituto procuratore Pietro Grasso, ovvero il magistrato incaricato per l'omicidio di Piersanti Mattarella.

Da qui sorgono diverse stranezze. La prima: il guanto non era stato né repertato né sequestrato e quindi consegnarlo al magistrato sembrava irrituale.

La seconda: "L'anomalia diventa ancora più sospetta se si considera che, tra gli atti dell'originario procedimento e tra quelli della Squadra Mobile, non solo non è stato rinvenuto il guanto, ma non risulta nemmeno alcun verbale di consegna", si legge nelle carte.

La terza: Pietro Grasso è stato sentito il 25 giugno del 2024 e ha dichiarato di non aver mai ricevuto né il guanto rinvenuto all'interno della Fiat 127 né alcuna notizia in proposito da parte della polizia giudiziaria.

Eppure, quel guanto c'era e lo dimostrano le foto. Dove è finito, chi ha distrutto l'unica prova che avrebbe portato al nome dell'assassino? Sono in corso tutti gli accertamenti del caso.

I boss mafiosi Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese sono gli esecutori materiali dell'omicidio? L'ex poliziotto Filippo Piritore ha depistato le indagini? Non resta che attendere la fine delle indagini ed eventuali processi.

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